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La montagna gioca
con le nostre divisioni

La montagna deve unire, non dividere. Lo diciamo e non lo mettiamo in pratica.
Le nostre montagne più alte, le nostre creste di confine cent’anni fa sono state teatro di una strage enorme. Oggi per fortuna c’è l’Europa e quella linea di separazione sembra non rappresentare più un pericolo. Nel frattempo le montagne più alte e più belle sono diventate ricchezza, perché il turismo le ha aperte a un nuovo utilizzo di grande potenziale economico, tanto che proprio il turismo pare lo strumento più adatto a costruire il benessere delle popolazioni residenti in alta quota, per evitare l’abbandono di aree dove non è facile vivere.
Eppure anche dentro questo nuovo orizzonte la montagna spesso divide più che unire. Nel centenario della Grande Guerra dovremmo provare a fare qualcosa di più per eliminare questa nostra incapacità di dialogo e di costruzione di un presente e di un futuro fatto di relazioni strette.
La piccola “guerra” del marchio delle Tre Cime di Lavaredo, montagna simbolo delle Dolomiti, è un esempio perfetto (ne parliamo a pagina 20). Si sta “combattendo” in queste settimane e pare che negli ultimi giorni abbia trovato una via verso la “pace”. Auronzo di Cadore e Sesto (Pusteria) si sono incontrati e vogliono provare a mettere in piedi un dialogo che permetta alle due parti di conoscersi, di comprendersi meglio e di avviare anche delle iniziative comuni.
Ma nel comunicato ufficiale manca quell’espressione che avremmo voluto leggere e che riteniamo fondamentale: un marchio solo per le Tre Cime, utilizzabile da entrambe le parti per una promozione unitaria di un bene che è di tutti.
La montagna, a volte, sembra giocare con le nostre squallide divisioni amministrative. Le Tre Cime di Lavaredo sono tutte in provincia di Belluno, sono interamente comprese nel territorio comunale di Auronzo, però “si guardano” dalla parte di Sesto, perché il lato bello, quello classico che i turisti cercano, è il lato Nord, che si ammira dall’Alto Adige. Questa situazione rappresenta un problema solo in un ottica miope, perché invece dovrebbe spingerci a cogliere l’opportunità di una promozione unitaria, con un’offerta più forte e variegata.
L’Europa stessa ci ha aiutati, negli anni, a inventare relazioni con “quelli di là”: i fondi Interreg sono nati per questo, per progetti transfrontalieri di area vasta tra Italia e Austria. Tuttavia, “al di qua” del nostro confine internazionale con l’Austria (trenta chilometri, quattro Comuni bellunesi interessati), ce n’è un altro che divide altrettanto, ed è quello con le Province autonome di Trento e di Bolzano. Qui i fondi di confine (Fcc, Odi, Brancher o come vogliamo chiamarli) stanno cominciando a svolgere una funzione simile a quella di Interreg: farci dialogare con progetti comuni.
Vorremmo citare almeno due esempi positivi, in questo senso: la Ski Area del Passo San Pellegrino promuove in modo congiunto Falcade (Belluno) e Moena (Trento), con investimenti importanti su tutti e due i fronti, sotto un solo marchio. E presto vedremo nascere una ski area che unirà Padola (Comelico Superiore) e Sesto (Pusteria), speriamo sotto lo stesso logo!
Però ci vengono in mente diversi esempi negativi: è incredibile che la Marmolada – la Regina delle Dolomiti, la montagna più alta delle Dolomiti, il più grande ghiacciaio del Nordest – mezza bellunese e mezza trentina, dopo tanti anni di contesa sul confine non abbia ancora trovato un forte marchio comune, che rifletta una gestione concordata e unitaria e che superi il pietoso problema del confine amministrativo.
Un altro esempio di non–dialogo e di divisione? Il problema della chiusura dei passi dolomitici al transito delle auto, che Bolzano sta piano piano imponendo in modo unilaterale e che rischia di creare un’ulteriore barriera lungo la cresta dei nostri monti.
Un altro ancora? L’incapacità di trovare un passaggio a Nord per la provincia di Belluno, con Bolzano che “non ci lascia passare” e che ora, a sorpresa, mette sul piatto del ragionamento sulle ferrovie un progetto di trenino turistico Bolzano–Cortina che bisognerà valutare bene se darebbe risposta alla nostra esigenza di essere meglio collegati a Nord.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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