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Togliete dai disciplinari il “lago” del Vajont

C’è uno scandalo che dura da 53 anni, precisamente dal 9 ottobre 1963. Quella notte il Toc precipitò dentro il profondo bacino artificiale del Vajont, lo riempì completamente di terra e di roccia schizzando fuori tutta l’acqua. Morirono duemila persone. Il Toc è ancora e per sempre lì dentro e acqua non ce n’è più nel lago del Vajont, ma i disciplinari di concessione considerano quel quantitativo d’acqua ancora disponibile. E i consorzi irrigui della pianura l’acqua concessa la prelevano tutta, perché hanno il diritto di farlo.
Lo ha ricordato sabato mattina il professor Luigi D’Alpaos al convegno della Fondazione Angelini, al teatro comunale di Belluno. L’ingegnere idraulico ha spiegato che il sistema dei bacini artificiali della provincia di Belluno era imperniato proprio sul lago del Vajont. Ma quell’enorme “vasca” oggi è piena di terra e di sassi, non d’acqua. Ed è scandaloso che le disponibilità non siano state mai aggiornate: così, i consorzi della pianura hanno diritto di prelevare anche l’acqua che non c’è, la pagano pochissimo e svuotano i nostri laghi e i nostri fiumi fino a un livello vergognoso.
Dove finisce l’acqua captata in territorio bellunese? La usa l’Enel che poi la cede ai consorzi, soprattutto per annaffiare campagne straricche che rendono più delle industrie, sprecandone moltissima con gli obsoleti sistemi di irrigazione a canaletta. E quell’acqua non basta e ogni estate ‐ lo ricordava sabato D’Alpaos ‐ nella Bassa veneta si litiga per l’acqua eppure l’avidità senza limiti impianta sempre nuove colture e chiede sempre più acqua. Si assiste a una pesante irresponsabilità nella gestione della risorsa a valle delle nostre Dolomiti, è un fatto anche culturale e il problema gravissimo dei pozzi abusivi, centinaia e centinaia, è l’altra faccia della stessa medaglia.
Pia illusione, tre anni fa, nel cinquantesimo del Vajont: chi sperava che fosse l’occasione buona per mettere mano a questo sconcio è rimasto totalmente deluso. A chi tocca? Il territorio bellunese non ha nessuna voce in capitolo nelle sedi istituzionali (non siamo mica Bolzano), la partita l’hanno in mano Stato e Regione. Vorremmo che la derubricazione dell’acqua del Vajont diventasse un tema fisso nei discorsi dei politici, anche nei comizi dei politici. Ci interessa molto di più di tanti discorsi di vuota demagogia. Vuota come i nostri laghi e i nostri fiumi.

Leggi il "fondo" della settimana scorsa.

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