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Lunedì 18 settembre 2017

Protesta dei medici di famiglia






Prevista la sospensione dell’invio delle ricette telematiche come forma di pressione verso la Regione per chiedere il potenziamento delle cure territoriali.

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Il dottor Umberto Rossa, segretario provinciale della Fimmg Belluno (Federazione italiana medici di medicina generale) ha confermato che martedì 19 e mercoledì 20 settembre avrà inizio l’azione sindacale dei medici di medicina generale del Veneto a difesa dell’assistenza territoriale della nostra Regione. La protesta verrà espletata con l’invio delle sole ricette rosse anziché quelle bianche da parte del medico di medicina generale, bloccando così la dematerializzazione delle ricette (cioè il loro invio telematico).
Per quanto riguarda i cittadini, verrà garantita la consueta assistenza e quindi gli studi dei medici rimarranno aperti con le modalità di sempre e senza alcuna penalizzazione nei confronti degli assistiti.


Queste le motivazioni della protesta decisa dai medici: mancata applicazione del Piano socio sanitario veneto del 2012; blocco dei processi di informatizzazione e della strutturazione del fascicolo sanitario elettronico individuale; blocco delle autorizzazioni e mancate attivazioni delle Medicine di gruppo integrate; mancato rinnovo dell’accordo regionale per la presenza nelle Rsa dei medici di medicina generale; affidamento degli ospedali di comunità a strutture ospedaliere convenzionate.
Spiegando i motivi della loro protesta in una lettera indirizzata ai sindaci, i medici fanno presente che in questa vertenza non è in discussione nessun beneficio economico per loro stessi, ma il modello di cure primarie che si vuole adottare in Veneto. A distanza di anni dall’approvazione del Piano socio sanitario regionale - sottolineano - solo la diminuzione radicale dei posti letto ospedalieri è stata posta in essere con determinazione al punto che oggi il Veneto ha un rapporto posti letto per 1000 abitanti inferiore all’obiettivo nazionale e alla media europea. Questo sarebbe un dato assolutamente di merito - continuano i medici - se si fosse dato seguito anche allo sviluppo delle cure territoriali. Invece su quel versante tutto è fermo, anzi tutto torna indietro, e le case della gente sono diventate il più grande ospedale per anziani fragili e malati con patologie complesse (a loro giudizio sono almeno 40.000 i posti letto in Veneto nascosti del pudore delle case private). Nei fatti si tratta di cittadini abbandonati nella gestione dei loro familiari disabili e non autosufficienti, con il solo riferimento del medico di famiglia che cerca di aiutare nei limiti delle possibilità, e anche oltre, ma è un’impresa impossibile. Di qui la protesta.


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