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Martedì 10 ottobre 2017

Lamon, la chiesa di san Pietro vestita a festa






Dopo il restauro è apparsa con tutta la sua espressività una Madonna con Bambino, un affresco votivo entro un’ancona in marmo.

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Si stanno concludendo gli interventi di restauro e valorizzazione della chiesa di S. Pietro. Il primo lotto, affidato all’impresa Tre C di Lamon, si era concluso un anno fa e aveva riguardato il consolidamento e miglioramento sismico del campanile e della chiesa, la manutenzione del tetto con realizzazione di grondaie e pluviali, e il completo restauro degli intonaci esterni, incluso il grande affresco che raffigura san Cristoforo sulla parete sud. In questo secondo lotto, durato oltre un anno, le imprese Altinate di Federico Pat e C. e di Marco Riva e C. hanno compiuto il completo restauro delle superfici interne. Era dal 1926, oltre novant’anni fa, che erano stati riportati in luce i significativi affreschi di Marco Damello e del Landrisio, pittori che nel corso del Cinquecento avevano dipinto sulle pareti della chiesa significativi cicli pittorici; il primo, la Crocefissione di san Pietro, sulla parete nord e un altro ciclo lacunoso sulla parete sud; il secondo, un vasto e purtroppo evanescente Giudizio universale, ancora sulla parete nord. Tuttavia questi affreschi, dopo la riscoperta, non erano più stati restaurati, e questo impediva di apprezzarne la qualità pittorica e l’interesse iconografico e religioso. Con pazienza e perizia i restauratori hanno prima rimosso i residui di calce lasciati sulla superficie dagli intonaci che li avevano ricoperti, e successivamente hanno fissato lo strato affrescato alla parete, integrando con discrezione le lacune del dipinto per renderlo maggiormente leggibile. La crocefissione di san Pietro si svolge davanti alle mura di una città, con un grande torrione che ricorda quelli, ora demoliti, che un tempo munivano le mura di Feltre; alle spalle degli armigeri, sullo sfondo, paesaggi e castelli, e nel cielo un piccolo ma bellissimo angelo in volo con due corone di alloro. L’apertura della porta per accedere alla Sagrestia vecchia, realizzata nel 1575 come ancora si legge sull’intonaco esterno, ha purtroppo causato una grande mancanza nella scena del martirio, che tuttavia resta una pregevole testimonianza pittorica del tardo Rinascimento. Appartengono allo stesso ciclo le due figure meglio conservate, l’affresco con S. Rocco, sul lato a nord della parete verso l’abside, e S. Lorenzo, che regge la graticola, strumento del suo martirio, sul lato a sud. Entrambe le figure sono dipinte a fianco delle due finestre, ora murate, che si affacciavano verso est e sono contornate da cornici a corona vegetale. Qui però si è posto un problema: entrambe le figure erano state nascoste dagli altari laterali, collocati in epoca successiva con la loro ancona lignea seicentesca e con le pale dipinte; e mentre la mancanza di quella a nord, rubata alcuni decenni fa e non ritrovata, lasciava intravvedere l’affresco retrostante, quella a sud, attribuita al Frigimelica, è ancora presente. In accordo con la Soprintendenza e con la Commissione di arte sacra i progettisti, arch. Renata Daminato e Francesco Doglioni, che hanno diretto i lavori, hanno studiato una soluzione che ora consente, avanzando lievemente i due altari lignei e rendendo scorrevole la tela dipinta, di apprezzare sia la pala stessa sia gli affreschi conservati sulla parete retrostante. Sulla parete sud, oltre all’altro ciclo pittorico di Marco Da Mel, purtroppo molto più lacunoso ma con vividi ritratti di personaggi e interessanti architetture, è presente una Madonna con Bambino, un affresco votivo entro una ancona in marmo, che dopo il restauro appare in tutta la sua dolcezza. Il Giudizio Universale, sulla parete nord con una vivace cornice a finta inferriata, non è certo opera di un grande pittore, ma la raffigurazione è suggestiva, con la grande balena raffigurata a destra che inghiotte i dannati. Sui pennacchi sopra gli archi della navata centrale sono stati restaurati gli affreschi raffiguranti i Padri della Chiesa e i quattro evangelisti; una volta rimosse le estese ridipinture, i dipinti hanno riacquistato gli originali toni caldi e bruni. Al centro della volta sono state restaurate, a cura di Mariangela Mattia, anche i cinque teleri fissati entro le cornici, che hanno rivelato una inaspettata vivezza di colori. Tutte le superfici della chiesa, e in particolare della volta a botte nella navata centrale e delle volte a crociera nelle navate laterali, sono state riportate all’assetto antico dopo aver rimosso gli strati sovrapposti, riacquistando luminosità e nitidezza. Il lavoro ha interessato anche alcune parti dell’antico pavimento a grandi lastre in pietra, molte delle quali erano fratturate o sostituite da tratti in cemento. Rialzate le lastre, sono state reincollate quelle recuperabili e sostituite quelle irrecuperabili o mancanti, anche grazie alla preziosa donazione di alcune lastre antiche da parte di un concittadino. La rimozione delle lastre ha consentito di effettuare un pur parziale saggio archeologico, dal quale sono state tratte significative informazioni sulla storia della chiesa di S. Pietro. Sono stati anche restaurati i grandi portoni esterni in legno, e le relative scalinate di accesso in pietra. Quella a ovest, in particolare, ha rivelato un ampio contorno in acciottolato, che è stato riportato in luce. Resta da completare, all’interno, l’impianto di illuminazione, anche per dare il giusto risalto ai dipinti restaurati e all’intera chiesa, che viene ora restituita alla Comunità Parrocchiale. I lavori di restauro sono stati resi possibili dal lascito del professor Bortolo Mastel, dal contributo della Regione Veneto, oltre che dai fondi direttamente impiegati dalla Parrocchia e dalle offerte di privati. Infine, un ringraziamento particolare, oltre alle maestranze e ai tecnici impegnati, tra i quali si ricordano il geom. Paolo Corrà e il geom. Tommaso Forlin, a Silvano Poletti, che per conto della Parrocchia ha seguito con dedizione e competenza lo sviluppo dei lavori.


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