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Giovedì 10 maggio 2018

Declassamento dell’ospedale di Belluno, De Menech: «La Regione non ha alcun obbligo»






De Menech: «Il ministero garantisce ampia discrezionalità nella programmazione, ma il Veneto indebolisce le aree con più bisogni».

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«Non c’è nessuna strumentalizzazione politica, solo la difesa del diritto alla salute dei bellunesi». Il deputato Roger De Menech risponde alle accuse della Regione Veneto: «Già troppi danni sono stati fatti da questa giunta regionale, con la chiusura del Codivilla Putti e il ridimensionamento dell’ospedale di Agordo. Ora Venezia parte all’attacco di Belluno e si delinea un piano di smantellamento della sanità provinciale che andrebbe a colpire inevitabilmente anche l’ospedale di Feltre. Per noi è inaccettabile».

Quanto al Decreto del ministero della Salute numero 70 del 2015, citato dall’assessore Coletto, «è un provvedimento che indica gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera», ricorda il deputato, «non c’è scritto da nessuna parte di depotenziare gli ospedali in zone montane. Se mai è vero il contrario e comunque le Regioni hanno ampia discrezionalità nell’attuazione e nella programmazione dei servizi. Prendiamo atto che questa discrezionalità viene interpretata dalla giunta Zaia come disinvestimento nelle aree più deboli della regione, proprio là dove sarebbe necessario invece aumentare l’assistenza».

«Crediamo manchi un progetto per migliorare l’offerta sanitaria», ribadisce De Menech, «potenziando gli ospedali di Feltre e Belluno e utilizzando gli altri presidi - Agordo, Pieve di Cadore e quel che resta di Cortina - per offrire servizi puntuali sul territorio».

La mia posizione, conclude il deputato, «come quella di tutti coloro che vogliono il bene del territorio, non è polemizzare con la Regione. Al contrario, prima di attuare qualsiasi depotenziamento del sistema sanitario, chiediamo un impegno a coinvolgere tutti gli attori, a cominciare dai sindaci e dalle parti sociali. Se fosse davvero necessario riformare il modello di gestione dei servizi sanitari lo si faccia in coordinamento e in collaborazione con chi effettivamente vive in provincia di Belluno e non rispondendo a logiche distanti dagli effettivi bisogni dei cittadini».


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