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Martedì 22 maggio 2018

Il sociale del Cadore
fa scuola in Giappone







La Cooperativa Cadore Scs è stata a confronto con l’Unione nazionale delle Coope-rative di consumo giapponese. L’incontro si è svolto una settimana fa, merco-ledì 16 maggio. Il presidente Pasquale Costigliola: «Un’importante occasione di confronto tra modelli differenti. Siamo molto soddisfatti di essere stati segnalati come esempio virtuoso nel mondo della cooperazione».

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Il mondo della cooperazione bellunese fa scuola non solo in tutta Italia, ma anche a livello interna-zionale. Una settimana fa, mercoledì 16 maggio, una rappresentanza dell’Unione nazionale delle Cooperative di consumo giapponese (Japanese Consumers’ Co–operative Union) ha infatti fatto visita alla Cooperativa Cadore Scs. Il confronto è durato parecchie ore e non sono mancate domande e curiosità su svariati aspetti della realtà cadorina. L’Unione nipponica ha contattato la Cadore Scs diversi mesi fa, tramite L’Organizzazione internazionale del lavoro, che negli scorsi anni ha collaborato con la Cooperativa in ambito accademico per la scrittura di un report, poi presentato in ambito universitario. «Una presentazione avvenuta a giugno 2016 all’Università Federico II di Napoli, grazie alla sinergia con il dottor Di Meglio, Senior Technical Specialist all’Organizzazione internazionale del lavoro a Ginevra», ricorda il presidente della Cadore Scs, Pasquale Costigliola. Il motivo che ha portato la delegazione giapponese tra le Dolomiti – la tappa successiva sarà Bologna – è l’innovativa forma d’impresa definita dagli studiosi «cooperativa di comunità», che ben rappresenta l’idea di inventare lavoro in maniera stra-tegica per lo sviluppo territoriale. Un ambito che interessa il Giappone in prospettiva futura e, in particolare, in questa fase di definizione della strategia con scadenza 2030 su cui l’Unione sta lavorando. Il presidente Costigliola, il direttore Umberto Farenzena, il responsabile settore progettazione Michele Pellegrini, la direttrice dei servizi Eleonora Cesco Gaspere e il responsabile richiedenti asilo Luca Valmassoi si sono confrontati con Haruyoshi Amano, manager delle relazioni pubbliche internazionali dell’Unione nipponica, e con Kanako Miyazawa, Se-nior International Officer. Il concetto giapponese di «cooperativa di consumo» è diverso e più ampio rispetto a quello previsto dalla normativa italiana, tant’è che per «consumatore» l’accezione nipponica intende il fruitore del servizio venduto dalla cooperativa, non solo beni alimentari e di consumo, ma pure i servizi. In Giappone anche le cooperative che fanno assistenza alle persone sono definite «di consumo». «Quello della scorsa settimana segna l’inizio di una nuova collaborazione transnazionale che potrebbe portare nella nostra provincia una delegazione di top manager cooperativi giapponesi già nel prossimo autunno», aggiunge Costigliola. «Un’importante occasione di confronto tra modelli differenti. Siamo molto soddisfatti di essere stati segnalati come esempio virtuoso nel mondo della cooperazione». Per la Cadore Scs non è il primo riconoscimento: pochi mesi fa, solo per fare un esempio, ha ottenuto il logo «Welcome. Working for refugee integration», istituto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). L’esperienza di gestione dei migranti portata avanti dalla Cooperativa è stata presa a esempio, inoltre, da numerose altre realtà italiane. «La Cadore è nata per dare risposta alla crisi occupazione del distretto dell’occhiale e per andare incontro ai bisogni di soggetti svantaggiati che, altrimenti, graverebbero sulle spalle della comunit໫, conclude il presidente, anticipando che quest’anno, in occasione del decennale della Cooperativa, sorta nel 2008, sono previsti diversi eventi. «Ci sarà un appuntamento con i soci in occasione dell’assemblea per il bilancio. Poi, a settembre, organizzeremo un convegno in cui due eminenti personalità tratteranno il tema della cooperazione sociale in Italia e quello della montagna e delle aree interne. Un modo non solo per celebrare il nostro anniversario, ma anche per creare un dibattito sul territorio».


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