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Lunedì 8 ottobre 2018 ‐ S. Pelagia

Vajont, il dovere di ricordare






Zaia: «55 anni dopo, non solo lacrime, ma attenzione responsabile al nostro territorio».

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«Ci sono tragedie che non possono essere mai archiviate e una di queste è il Vajont: abbiamo il dovere di piangere le vittime, ma soprattutto di tenere bene a mente le responsabilità». Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si è espresso oggi, lunedì 8 ottobre, alla vigilia del 55° anniversario dell’"onda assassina" provocata dalla frana del monte Toc che precipitando nel bacino creato dalla diga del Vajont la notte del 9 ottobre 1963 spazzò via case e abitanti di Longarone, Castellavazzo, Codissago, Erto e Casso.


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«Un’ondata spaventosa di fango travolse e uccise quasi 2 mila persone, di queste un quarto erano bambini e ragazzi – ricorda il presidente – ma non fu una calamità. È stata una tragedia annunciata, temuta e negata fino all’ultimo anche da chi doveva controllare».

«I veneti non possono, non vogliono e non devono dimenticare quelle giornate tragiche», afferma Zaia, «che furono le giornate della grande e immensa solidarietà e della volontà di ricostruzione, ma anche della vergogna nazionale per un disastro ambientale e umano, che poteva essere evitato».

«Fare memoria di quella tragedia significa», conclude il presidente del Veneto, «assumere la consapevolezza che l’interesse del territorio non può mai essere piegato a quello degli affari e che la salvaguardia delle persone e dell’ambiente è la prima responsabilità della ’buona’ amministrazione e della ’buona’ politica. Un impegno che oggi per noi si traduce nel piano di piccole e grandi opere avviato dal 2010 per la messa in sicurezza del Veneto e soprattutto, in un diverso modo di pensare ai grandi interventi infrastrutturali, che devono – sin dai primi calcoli progettuali – anteporre sicurezza e prevenzione».


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