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Sabato 17 novembre 2018 ‐ S. Elisabetta di Ungheria

Confindustria Belluno Dolomiti: «puntare sulla crescita»






La posizione critica degli Industriali bellunesi (nella foto il loro presidente Luca Barbini) sulla manovra del Governo che è attualmente all’esame del Parlamento.

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«Puntare alla crescita, credere nel sistema delle imprese che generano occupazione e lavoro e non depotenziare le misure di Industria 4.0 che sono una leva strategica per l’intera economia, nonché una grande opportunità per i territori montani». È questa la posizione di Confindustria Belluno Dolomiti sulla manovra del Governo che è attualmente all’esame del Parlamento, in attesa del giudizio della Commissione Ue il 21 novembre prossimo.


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«Siamo in presenza di una manovra che non si interessa della crescita – afferma Luca Barbini, presidente degli Industriali bellunesi – e che diventa così insostenibile. Un Paese non si risolleva con il reddito di cittadinanza e le pensioni, ma con il lavoro e l’attenzione ai giovani, scommettendo soprattutto sulla formazione e sulle competenze. Sappiamo che il Governo ha messo in conto la procedura di infrazione che ormai è nelle cose, ma occorre dimostrare, come dichiarato dal presidente Vincenzo Boccia, che il patto di stabilità e crescita si possa trasformare in patto di crescita e stabilità. Che il Governo non cambiasse idea sullo sforamento era prevedibile, ma sarebbe molto opportuno che si facesse emergere una analisi di impatto della manovra sull’economia reale per confermare il fatto che la crescita possa compensare la parte di manovra oggetto del contratto di governo. Purtroppo, ancora una volta, la crescita è invece la grande assente».

«La domanda che come imprenditori ci facciamo - prosegue Luca Barbini - è se questa manovra economica consideri adeguatamente il ruolo delle imprese e più in generale se questo Governo crede nell’industria. Si depotenzia Industria 4.0, si riduce della metà il credito d’imposta sugli investimenti, si dibatte sulla chiusura di alcuni cantieri di opere strategiche, come la Tav. Di fronte a queste scelte gli imprenditori sono legittimati a pensare che non c’è fiducia, o quanto meno c’è disinteresse. Eppure, nonostante tutto e proprio grazie agli imprenditori, siamo ancora la seconda potenza manifatturiera europea, e la nostra resta una delle province più industrializzate d’Italia. Le stesse imprese che, insieme alle istituzioni locali e ai volontari, in questi giorni hanno contribuito a normalizzare la situazione, dopo l’eccezionale ondata di mal tempo che ha flagellato la nostra provincia mettendo in luce ancora una volta la fragilità dei nostri collegamenti e delle nostre reti stradali, energetiche e telefoniche: un aspetto, questo, che non viene adeguatamente evidenziato. A ulteriore conferma di una incomprensibile e autolesionista cultura anti-industriale».


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