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Martedì 27 novembre 2018 ‐ S. Virgilio

Come riconoscere i segni di un ictus






Appuntamento mercoledì 28 novembre alle 18 nella sala convegni dell’Ospedale di Feltre.

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Quali sono i segnali per riconoscere un ictus? Cosa fare in quei minuti preziosi? Cosa succede una volta che la persona arriva in ospedale? Se ne parlerà domani (28 novembre) alle 18 nella sala convegni dell’ospedale di Feltre con il direttore del Pronto Soccorso Edoardo Rossi e la neurologa Roberta Padoan.


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Da gennaio ad oggi all’ospedale di Feltre sono state eseguite 35 trombolisi sistemiche, ovvero 35 persone con ictus in fase acuta sono state curate con un farmaco che scioglie i trombi responsabili dell’ictus cerebrale ischemico. Nel 2017 ne erano state effettuate 31 nell’intero anno.

Le persone curate e con un miglioramento delle possibilità di recupero sono in aumento. Se i pazienti arrivano entro le 4 ore e mezza dall’insorgenza dei sintomi, vengono valutati d’urgenza dal Neurologo e, in assenza di controindicazioni, vengono sottoposti al trattamento trombolitico. Il 20% circa degli ictus sono emorragici e quindi non trattabili.

«Ci avviciniamo al 20% dei pazienti con ictus che vengono sottoposti a trombolisi, che è la percentuale attesa nei centri d’avanguardia a dimostrazione sia dell’efficacia dei nostri progetti di educazione rivolti alla popolazione sia della validità delle procedure organizzative extra e intraospedaliere che permettono di giungere alla procedura nel minor tempo possibile», spiega il direttore della Neurologia di Feltre, Piero Nicolao. «Negli ultimi anni l’aumento del numero di trombolisi è dovuto sia alla dimostrazione dell’efficacia della procedura anche al di sopra degli 80 anni, sia all’aumento dell’intervallo utile da 3 a 4.5 ore dall’esordio, sia alla riduzione delle controindicazioni».

I pazienti sottoposti al trattamento hanno degenze più brevi e minor deficit alla dimissione. «Se si avverte l’insorgenza di sintomi che possono far pensare ad un ictus è fondamentale allertare il 118 per attivare subito la macchina ospedaliera che porti ad un trattamento specifico il più precocemente possibile», conclude il direttore del Pronto Soccorso, Edoardo Rossi.


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