Si è spento dopo una lunga malattia, a 83 anni, Mario Fabbri, lo storico giudice del Vajont. Era ricoverato all’ospedale di Belluno e se n’è andato oggi, lunedì 6 maggio. Nella sua lunga carriera aveva lavorato nelle Procure di Macerata e Rovigo, arrivando poi a Belluno, dove trovò ad affrontare, non senza grandi difficoltà, un caso enorme, quello relativo alla terribile tragedia del 9 ottobre 1963. La sentenza di rinvio a giudizio firmata da Mario Fabbri riguardò 11 dirigenti della Sade, progettisti e tecnici: fu depositata il 21 febbraio 1968. Il processo si svolse a L’Aquila. La sentenza definitiva della Cassazione porta la data 25 marzo 1971.
«Con Fabbri se ne va una persona illustre della nostra comunità, un uomo che ricorderemo per il suo lavoro a difesa della nostra terra», si legge nel cordoglio espresso dal sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. «Sapevo da tempo delle sue precarie condizioni di salute, ma la scomparsa di persone del genere segna sempre. Il suo lavoro sul caso del Vajont ha ricostruito lo stretto nesso di responsabilità tra la tragedia e la mano dell’uomo, una lezione che ancora oggi dobbiamo ricordare». «Ci lascia oggi una persona importante per la nostra città e una figura chiave per la nostra storia», aggiunge Massaro. «Sono vicino ai familiari, ai quali mi lega da tempo un legame di profonda amicizia».
«Oggi è una giornata triste per le comunità del Vajont e per l’intera nostra provincia», scrive Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Provincia. «Ci ha lasciato un uomo perbene, cittadino onorario di Longarone, che ha dedicato gran parte della sua vita alla dolorosa vicenda del Vajont, cercando sin da subito la verità e dando tutto se stesso. Con lui se ne va un pezzo di storia e in uomini che ha lasciato un segno indelebile di valori di onestà, professionalità e passione. Un abbraccio ai figli e a tutti familiari».
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