L’ha chiarito la Corte dei Conti: la carenza di investimenti sulle strutture residenziali per anziani e altre persone fragili ha reso l’Italia più debole di fronte al Covid-19, e i primi a pagare le conseguenze di questa sono stati proprio le donne e gli uomini di queste strutture: anzitutto le persone ospiti, ma senza dimenticare lavoratrici e lavoratori. Ora è tempo di imparare la dolorosa lezione di marzo, aprile e maggio 2020. Per non ripetere gli stessi errori. Lo chiede, con un appello a Governo e Parlamento, il Comitato esecutivo di Uneba, la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale, con la forza di quasi 1.000 enti associati in tutta Italia.
Uneba rivolge un appello al Parlamento e al Governo affinché intervengano a sostegno del settore. Perché farlo significa aiutare gli anziani non autosufficienti, persone con disabilità, minori senza sostegno familiare, persone con dipendenze, sofferenti psichici. E perché non intervenire significa indebolire l’Italia di fronte al Covid-19 o ad altre epidemie. Uneba chiede che le pubbliche amministrazioni corrispondano agli enti gestori dei servizi residenziali sociosanitari o assistenziali quanto avevano messo a bilancio prima dello scoppio della pandemia. Si tratta, in sostanza, di estendere alle strutture residenziali quanto l’articolo 48 della legge 27 del 24 aprile 2020 (conversione in legge del decreto Cura Italia) garantisce alle attività sociosanitarie e socioassistenziali nei centri diurni per anziani e persone con disabilità.
Del resto, la pandemia ha portato alle strutture residenziali – prime tra tutte quelle per anziani – un enorme peso di impegno e responsabilità. Ha portato loro costi straordinari non previsti: l’acquisto di mascherine e dpi per personale e ospiti; l’adeguamento degli ambienti alle nuove norme; la necessaria formazione del personale; e, soprattutto, più ore di lavoro da dedicare alle persone accolte, per proteggerle dal Covid-19. Ha portato loro un calo delle entrate, per il blocco dei nuovi ingressi di ospiti. Che si somma a quote sanitarie, corrisposte dagli enti locali per ogni ospite, spesso da tempo ferme o inadeguate. Vi si aggiunge un clima di sfiducia alimentato anche da scarsa conoscenza sul campo del settore dell’assistenza, specie non profit, o dal desiderio di scaricare sul settore colpe non sue.
Se non si rinforzano le strutture sociosanitarie e socioassistenziali sul territorio, molto minore sarà la protezione che potranno offrire, tiene a far presente Uneba. E non solo. Non poche di queste strutture rischiano, in assenza di interventi, di cadere loro stesse vittime del Covid-19. Di dover chiudere o ridimensionare le attività al servizio dei più fragili, con inevitabili conseguenze sui posti di lavoro. Attraverso tutta Italia, dalle federazioni regionali Uneba arrivano testimonianze di difficoltà già presenti e di forte incertezza sul futuro, con molti enti non profit che prevedono di chiudere l’anno in passivo. Alcune regioni già prevedono situazioni drammatiche. Presto potrebbero arrivare le prime dichiarazioni di stato di crisi aziendale.
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