Non cita in modo esplicito l’etichetta appiccicata da Zaia ai Comeliani, definiti dal presidente della Regione «quei lassù» parlando dell’elevata diffusione del coronavirus nella vallata più orientale del Cadore. Però è chiaro che la lettera aperta a Zaia, firmata da Daniela Zambelli per la cooperativa-collettivo Lassù (www.cooplassu.eu), prende le mosse proprio da quell’epiteto e dall’uscita infelice del presidente che l’ha “inventato”. La lettera si intitola «Lassù, in Comelico» e si conclude con un invito a Luca Zaia a salire in Comelico per riconoscere i valori di “lassù”, perfino fondanti per Venezia e per il Veneto e necessari per comprendere quali dovranno essere le strade di domani.
«Il Comelico è lassù, in cima al Veneto. Il Comelico si trova lassù sulle montagne, tra boschi e valli d’or, dove echeggia la voglia di rilanciare un territorio ricchissimo fatto di persone responsabili con una grande voglia di restare. E di non doversene andare. Lassù, dove in effetti è vero, mancano i luoghi di aggregazione, mancano gli ospedali e le ambulanze, insomma manca un po’ tutto tranne la neve; ecco, lassù qualche anno fa è nata “Lassù”, un collettivo di professionisti con il chiodo fisso dello sviluppo nei Luoghi Alpini della Salute, della Sostenibilità, delle Unicità che si è formato nel 2014 in Comelico ed opera nell’ambito montano e transalpino».
«Lassù è nata», spiega la lettera a Zaia, «quando lassù nessuno ci pensava a immaginare il futuro, e quando lassù era ancora un’espressione geografica non meglio precisata. Lassù è fatta di gente che non si piange addosso, che non ci sta all’idea del destino cinico e baro, gente consapevole dell’enorme potenziale che le montagne hanno da dare. Un collettivo, Lassù, che oggi aggrega persone da tutta Italia, e che vuole fare del Comelico la capitale naturale delle aree interne italiane ed europee. Perché: dove, se non qui? E quando, se non ora?».
«La montagna, quella vera, è qua. La montagna che non è la soffitta della pianura laggiù, ma il suo polmone. La montagna dove si rigenera l’ecosistema, dove si vive meglio che in pianura, diciamocelo. E Venezia lo sa bene, dato che poggia ed è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i nostri boschi e si è sviluppata e galleggia sulle acque che sgorgano dalle nostre rocce. A Venezia lo sapete bene, Presidente Zaia, quanto come Veneti non ci salviamo da soli».
«E allora», conclude la lettera, «La aspettiamo in Comelico, per sostenere la nostra voglia di rilancio come terra dove si sta bene, dove si guarisce dai mali di oggi e ci si protegge da quelli di domani. Dove si ha la il coraggio e la responsabilità di guardare avanti».
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3 commenti
Andrea Pirani
Complimenti vivissimi all’autrice della lettera. Bellissimi i contenuti e lo stile utilizzato da Daniela. Veramente molto brava. Vorrei tanto che queste parole fossero condivise da molti compliano e da chi, come me, ama tanto quel territorio e la sua gente. Forza Lassù!!!
Nicola tonet
Val Visdende il tempio di Dio! Cit. Giovanni Paolo II
Giovanni marino de rossi
Lettera molto bella dai contenuti di alto valore condivisibili da tutti i Veneti e da chi li rappresenta . Sono d’accordo sulla bellezza della natura incontaminata e delle montagne del Comelico , un posto unico che deve essere valorizzato per quello che è. Un trevigiano che lo frequenta per lunghi periodi da più di 25 anni