La Prefettura come luogo di incontro, di scambio e di mediazione. Il «metodo» importante quanto il «merito», perché senza un approccio giusto non si raggiungono gli obiettivi. Il principio della legalità come faro, senza però diventare un alibi per arenarsi in cavilli burocratici. Il nuovo prefetto di Belluno, Mariano Savastano, si è insediato formalmente ieri, lunedì 26 aprile. Nell’incontro con la stampa bellunese, nella mattinata di oggi, ha mostrato immediatamente il suo spirito pratico, la gran voglia di lavorare per il territorio e di farlo puntando al dialogo e alla collaborazione con tutte le realtà e le forze in campo.
Nato a Napoli nel 1964, ormai da trent’anni vive nel Nord Italia. Fino a pochi giorni fa era a Novara, dove risiedono ancora la moglie, magistrato alla Corte d’Appello di Torino, e il figlio, studente di medicina all’Università del Piemonte orientale. «Ho lasciato la mia terra natale a 27 anni», ha spiegato, «nel 1991 sono infatti stato assegnato alla Prefettura di Novara, dove dal 1999 al 2009 ho ricoperto l’incarico di capo di Gabinetto». Savastano ha poi ripercorso la sua lunga carriera fino ad arrivare ai giorni nostri e alla nomina a prefetto. Un incarico per cui è alla sua prima esperienza. «Quando il 14 aprile è arrivata la comunicazione ministeriale, sono stato ben felice», ha evidenziato Savastano. «Il mio è un approccio positivo, pieno di voglia di conoscere il territorio», ha aggiunto Savastano, pur consapevole che non sono tutte ‘‘rose e fiori’’: «Pensiamo alla fragilità del territorio, messa in primo piano dai sempre più frequenti fenomeni atmosferici intensi. Ma c’è anche la crisi del lavoro». Non a caso il nuovo prefetto, nel suo ufficio ancora in pieno trasloco, ha già sul tavolo due dossier. Quelli che riguardano le crisi aziendali di Acc e Ideal Standard.
Martina Reolon
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