In provincia di Belluno due segnalazioni per gli amanti della natura e della storia: il sito archeologico e naturalistico di Lagole, a Calalzo di Cadore, e il forno fusorio altomedievale di Ospitale di Cadore, nel bosco alle pendici del monte Cita. Queste due località saranno meta, sabato 15 e domenica 16 maggio, delle “Giornate di primavera” del Fai. Le aperture dei due siti sono a cura della delegazione di Belluno e gli appuntamenti sono su prenotazione collegandosi al sito https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/
«Làgole è situata nei pressi del lago artificiale di Centro Cadore ed è raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria di Calalzo, capolinea della ferrovia che collega il Cadore con la pianura», si legge nella presentazione curata dalla delegazione di Belluno. «Dista pochi chilometri da Pieve e dalla sede della Magnifica Comunità Cadorina, dove sorge il museo archeologico in cui sono oggi conservati i reperti qui rinvenuti. L’area, caratterizzata dalla presenza di acque termali fredde dalle molteplici proprietà curative, è stata frequentata sin dal VI° secolo a.C. Nel sito era presente un santuario dedicato a Trumusiati, divinità sanante invocata dagli antichi Veneti, il cui nome è riportato in numerosissimi oggetti devozionali qui rinvenuti. L’importanza del sito è testimoniata dalla continuità della sua frequentazione dall’epoca preromana a quella tardo antica e dalla devozione praticata nello stesso santuario da popolazioni differenti. La romanizzazione del Cadore non fu infatti un momento di rottura ma di continuità, testimoniata dai ritrovamenti, che attestano anche la devozione a divinità sananti romane come Apollo ed Esculapio. Non mancano reperti che fanno pensare alla frequentazione del sito anche da parte di popolazioni celtiche». Le visite saranno organizzate dalle 9.30 alle 18, sia sabato che domenica. Turni ogni 20 minuti per gruppi di massimo 15 persone.
Il forno fusorio altomedievale sarà visitale dalle 10 alle 18 di embnra le giornate. «Alle pendici del monte Cita, che sovrasta il piccolo abitato di Davestra, in una località chiamata “Le Vare” a 750 m slm. si trova un falsopiano che aggetta sulla valle del Piave, caratterizzato da scoscesi terrazzamenti artificiali formati da detriti di falda», scrive la delegazione. «Il luogo attualmente è coperto da un bosco misto con varie specie di conifere e latifoglie, tra cui acero, faggio, carpino bianco e nero, frassino, nocciolo, betulla, maggio ciondolo, pinus nanus, pino, larice e abete. L’isolamento e la marginalità del luogo han fatto si che abbiano potuto pervenire sino a noi i resti di un antico villaggio metallurgico altomedievale abbandonato, dalle origini ancora ignote, forse abitato già dall’età del ferro. Qui infatti sono stati rinvenuti resti di un bassoforno fusorio di origine alto medievale, segni di fusione del ferro quali scorie e masselli, altri ritrovamenti sempre di epoca medievale ed altri ancora di attribuzione tuttora incerta. Il contesto naturalistico è montano e selvaggio. Dal pianoro, un tempo utilizzato per lo sfalcio del fieno e in parte ancora mantenuto a prato, si possono veder spuntare sopra il bosco e tra gli alberi tutte le vette circostanti e in particolare le cime turrite del Bosconero che dominano la riserva naturale Val Tovanella, un tempo selva di abeti della Serenissima ed ora caratterizzata da grande biodiversità e dalla presenza di varia fauna selvatica anche rara, tra cui l’aquila e il gallo cedrone».
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