Ai commercianti di Santo Stefano di Cadore non piace l’ipotesi della pedonalizzazione di piazza Roma e soprattutto non gradiscono il metodo: dicono di averlo appreso oggi, mercoledì 7 settembre, dai giornali, senza essere stati coinvolti dall’amministrazione comunale.
È stata una doccia fredda. Questa mattina gli operatori commerciali del centro «hanno appreso dai giornali l’avvio dell’iter da parte dell’Amministrazione Comunale, del progetto di riqualificazione della principale piazza del primo paese del Comelico, che prevede la chiusura pedonale di alcuni spazi». In particolare, il delegato comunale Confcommercio, Roberto Battaglia, è fortemente preoccupato.
«Operazioni come queste», afferma Battaglia in una nota alla stampa, «dovrebbero prevedere un’ampia concertazione e non essere calate dall’alto come pare in questo caso. Quando si parla di pedonalizzazione, non bisognerebbe dimenticare la difficoltà in cui versano alcuni centri storici del nostro territorio, della nostra Provincia, che hanno fatto in tempi di economia ben più florida di quella attuale, questa scelta».
«Ritengo», continua Battaglia, «che Confcommercio Imprese per l’Italia Belluno – Ascom dovrebbe quantomeno essere interpellata a riguardo e auspicabilmente, tenuto conto delle competenze specifiche acquisite nel corso di settant’anni di presenza costante nell’ambito del commercio e turismo della nostra provincia, dovrebbe essere coinvolta ai tavoli di studio».
«Pare un’altra volta che si intenda agire come mera risposta all’opportunità di attrarre dei fondi previsti da bandi specifici piuttosto che programmare con visione strategica. Mi auguro che così non sia», conclude Roberto Battaglia. «La logistica delle nostre piazze, dei nostri borghi, sta subendo una forte spinta alla trasformazione, soprattutto a seguito del ruolo che le imprese del commercio di vicinato e del turismo, spina dorsale della nostra economia e del nostro contesto sociale, hanno assunto nel corso degli ultimi anni. Non tenere conto delle esigenze specifiche di questi operatori, rischia di rivelarsi un limite all’efficacia dell’impiego di soldi pubblici».
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