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sabato 23 Novembre 2024,

Oltre 300 persone ad Alleghe per onorare e ricordare le 11 vittime della tragedia del 3 luglio in Marmolada

Durante l'evento è stato presentato il testo del Manifesto del Collegio Regionale Veneto Guide Alpine scritto in memoria delle vittime, e sottoscritto dal Cai Veneto e dal Soccorso Alpino e Speleologico Veneto.

Emozioni e commozione non sono mancati durante l’incontro che si è svolto lo scorso 30 ottobre, ad Alleghe. Protagonista è stata la Marmolada, triste teatro dell’evento che lo scorso 3 luglio ha causato 11 vittime; 11 amanti della montagna, 11 amici che si son voluti onorare e ricordare, senza retorica. Presenti alla serata, condotta da Bepi Casagrande, molte autorità, fra cui l’assessore alla Protezione civile della Regione del Veneto Gianpaolo Bottacin, il sindaco di Canazei Giovanni Bernard, il sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, il vicesindaco di Alleghe Paolo De Bernardin e il sindaco di Cittadella. Presenti anche i rappresentanti e i volontari del Soccorso Alpino e Speleologico, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, il Soccorso Alpino dei Carabinieri, i Vigili del fuoco, i volontari del Cai. Ma c’erano soprattutto i familiari e gli amici delle 11 vittime, circondati dall’affetto dei 300 presenti. Ed era presente la montagna, in tutta la sua bellezza e fragilità.

Inutile soffermarsi sui pericoli che l’andare per monti comporta. Indispensabile, invece, essere responsabili. Far tesoro dell’esperienza, informare sulla responsabilità, essere testimoni dei rischi, in primis di quelli legati al cambiamento climatico. Anselmo Cagnati, glaciologo che per più di 40 anni ha seguito l’andamento del ghiacciaio della Marmolada, ha spiegato che gli effetti del cambiamento climatico son più rapidi rispetto ai modelli previsionali. Le temperature più alte della media del periodo e la presenza di riserve d’acqua hanno causato il distacco della calotta dal ghiacciaio. E la conseguente tragedia. Non si è trattato di un evento eccezionale, perché purtroppo altri episodi sono stati evidenziati. Il futuro dovrà tener conto dei rischi legati alle mutate condizioni ambientali e climatiche. Con la consapevolezza che la montagna è e deve restare libera.

Proprio in tale direzione si muove il Manifesto che, in questa occasione, è stato promosso dal Collegio Veneto delle Guide Alpine, dal Soccorso Alpino Speleologico Veneto e dal Cai Veneto. 5 punti stilati su un’idea di Lucia Montefiore, segretaria del Collegio delle Guide Alpine Veneto. Cinque punti con cui ribadire che la montagna va frequentata e vissuta in sicurezza e con responsabilità, senza mai scordarne i rischi e le conseguenze delle proprie scelte. Cinque punti che hanno il volto dei rappresentanti del Collegio Veneto delle Guide Alpine (con il presidente Marco Spazzini), del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto (con il presidente Rodolfo Selenati) e del Cai Veneto (con il presidente Renato Frigo).

La cerimonia è stata accompagnata dal coro della Sezione Cai di Belluno. Dalle note iniziali de “La Montanara” alle commoventi parole in musica di “Signore delle cime”, tanta è stata l’emozione dei presenti, stretti silenziosamente ai familiari. Brani che muovono la gola, ma soprattutto i cuori; melodie che son in grado di farci sentire uniti, quasi ci si prendesse per mano, nel ricordo e nell’emozione. La cerimonia è proseguita con una silenziosa passeggiata, verso il ghiacciaio della Marmolada , in ricordo, a luci spente, di coloro che purtroppo ci hanno lasciato, in una calda domenica di inizio luglio.

Ecco di seguito il testo del Manifesto

  1. Rivendichiamo un diritto universale alla frequentazione libera degli ambienti naturali

Chi decide di frequentare gli ambienti naturali, ne accetta i rischi e se ne assume la responsabilità: riconosciamo che nessuno può garantire la sicurezza totale in un ambiente incontrollabile e caratterizzato da rischi oggettivi, ma sappiamo anche che i rischi soggettivi possono essere ampiamente mitigati dalla conoscenza del territorio, dall’acquisizione di competenze e dal sapere che viene dall’esperienza.

  1. Rifiutiamo la visione politica di una montagna ridotta a parco giochi, a infrastruttura di svago regolamentata

È importante che si diffonda la consapevolezza del fatto che nessuno può avere il controllo di fattori stocastici: non i sindaci, non il soccorso alpino, non le guide. Gli ambienti naturali sono dinamici e in costante evoluzione: chi non è disposto ad assumersi la responsabilità, con consapevolezza, del contatto con la natura, deve fare autocritica e rinunciare alla frequentazione di questi ambienti.

  1. Riconosciamo i cambiamenti climatici come fattore di complessità crescente degli ambienti naturali

Sappiamo che in questi ambienti in evoluzione sono sempre più frequenti episodi inediti ed estremi. Come guide ci impegniamo a continuare la nostra formazione sul tema, e a fare opera di educazione e divulgazione tra i nostri clienti: diffondere la conoscenza sui fattori di adattamento e mitigazione è un atto di responsabilità verso le generazioni future.

  1. Riconosciamo gli impatti ambientali del turismo, e ci impegniamo a promuovere una frequentazione etica e responsabile degli ambienti naturali

Il turismo si deve fermare quando diventa un fattore di stress per le popolazioni (umane e non umane) locali, e quando rappresenta una minaccia per la qualità della vita dei residenti e per la capacità di perpetuarsi dei servizi ecosistemici. Come operatori turistici, sentiamo l’esigenza di lasciare la nostra impronta sul mercato, incentivando modalità di fruizione che non consumino il territorio, e che siano rispettose dell’ambiente.

  1. Pensiamo che la partecipazione sia fondamentale per governare nel modo migliore la complessità in evoluzione dei territori di montagna

La creazione di reti tra istituzioni, imprese, cittadini, terzo settore e professionisti è un aspetto cruciale nella prevenzione dei conflitti sul territorio e nella condivisione di una visione per il futuro. Le guide presidiano quotidianamente i territori impervi, e si impegnano in un ruolo di sentinelle privilegiate, attori di una sorveglianza diffusa sui segnali di cambiamento, in un’ottica di collaborazione con gli altri soggetti presenti sul territorio.

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