La lontra è tornata ad abitare il Bellunese. La scoperta è avvenuta attorno a metà novembre, grazie a una serie di ritrovamenti. L’animale, che si considerava estinto in provincia almeno dagli anni Cinquanta-Sessanta, non è stato né visto né fotografato, ma ci sono evidenze della sua presenza. Lo hanno certificato gli esperti faunisti Michele Cassol, Gabriele De Nadai e Luca Lapini, con uno studio scientifico pubblicato pochi giorni fa.
«Una presenza che certifica una volta di più la grande qualità del nostro ambiente», è il commento del consigliere provinciale delegato a caccia e pesca, Franco De Bon. «Stiamo assistendo a tanti ritorni di specie animali che non si vedevano da decenni sul nostro territorio, o che non erano mai stati visti. Dal lupo allo sciacallo d’orato, dalla puzzola alla lontra per l’appunto».
La lontra europea è un animale della famiglia dei mustelidi. Il maschio adulto può raggiungere i 60 centimetri di lunghezza (coda esclusa) e i 10-11 chilogrammi di peso. La presenza è stata certificata in Comelico, lungo l’asta del torrente Digon. Lo hanno spiegato oggi in conferenza stampa, nella sede della Provincia di Belluno, gli studiosi Cassol e De Nadai.
«Siamo partiti dai dati di presenza dell’animale raccolti nella zona di Tarvisio nel 2011 e dell’Alto Adige nel 2008. Nel 2019 erano stati trovati altri elementi che riconducevano alla presenza della lontra sul crinale tra Sappada e Forni Avoltri», ha premesso Michele Cassol. «Abbiamo quindi monitorato alcuni ponti, sotto i quali – se la lontra è presente – non è affatto insolito trovare escrementi. E il 12 novembre abbiamo rinvenuto alcune fatte che all’analisi di laboratorio sono risultate proprio di lontra. In questo modo abbiamo potuto certificarne la presenza».
L’animale non è stato avvistato: è difficilissimo da fotografare o incontrare. Si muove di notte per cacciare, si nutre di pesci o piccoli animali. Ma la particolarità è quella di produrre escrementi ricoperti di una specie di gel, che sono inequivocabilmente riconducibili alla lontra.
«Abbiamo raccolto alcuni campioni e l’analisi di laboratorio ha trovato resti di uova di trota Fario che è tra i cibi prediletti nella dieta della lontra», spiegano Cassol e De Nadai. «È la prova che in Comelico vive al momento una lontra. Si tratta di una scoperta di grande rilievo, perché nel Bellunese questo animale era scomparso».
La notizia della nuova scoperta non è un problema per i pescatori del Comelico, nonostante la lontra sia una temibile cacciatrice di pesci e fauna ittica. «Per noi è la dimostrazione del valore delle acque del nostro territorio», commenta Ferdinando Gant, presidente del Bacino di pesca n.1. «L’area colpita da Vaia è stata distrutta, abbiamo perso il 94% della popolazione ittica. Ma con impegno e lavoro la stiamo ricostruendo. E la presenza della lontra è indicativa in tal senso».
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