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giovedì 12 Dicembre 2024,

Croci sulle vette, rispetto e dialogo

di Cesare Lasen

Ha destato sorpresa, almeno a titolo personale, il fatto che i media abbiano dedicato ampio spazio alla vicenda della possibile proliferazione di croci sulle vette dei monti, con prese di posizione di autorevoli esponenti che sulla montagna hanno specifici ruoli e/o competenze. In Italia, si sa, si tende a semplificare e a radicalizzare ogni questione, riconducendola a “favorevoli o contrari”. Dai tempi di Coppi e Bartali (per non scomodare guelfi e ghibellini), agli attuali sondaggi, si acutizzano le problematiche più divisive lasciando scarso margine a riflessioni pacate e serie in cui la verità, pur non stando necessariamente nel mezzo, non può essere patrimonio univoco dell’uno o dell’altro polo.

Ci sono tre ambiti di motivazioni che meritano una specifica sottolineatura.

Il primo. Come credente ritengo non siano questi i tempi in cui lanciare crociate o assumere posizioni scarsamente rispettose del pluralismo. Il dialogo, costantemente invocato dal Papa, va perseguito sempre, anche se scomodo. In altri termini non va sostenuta a spada tratta né l’ipotesi di vietare per principio ogni simbolo religioso sulle cime dei monti, ma non va neppure incoraggiata l’idea di posizionare comunque il manufatto senza tener conto dell’impatto paesaggistico (tra una piccola croce e una di grandi dimensioni trasportabile solo in elicottero vi sono significative differenze, ad esempio). Alcune croci sono state fortemente volute dalle comunità locali e rappresentano radici storicamente significative. Sarebbe un errore pensare alla loro progressiva eliminazione.

Il secondo. In veste di socio Cai da un cinquantennio, e recependo sensibilità di orientamento naturalistico, ritengo che la polemica in atto rifletta le diverse anime di un’associazione con oltre 300.000 soci. Del tutto normale, quindi, che esistano posizioni differenziate, ma è apprezzabile la presa di posizione di alcuni nostri presidenti sezionali che segnalano come i veri problemi della montagna siano ben altri!

Infine, il terzo ambito, in veste di membro della Pastorale Sociale e del Lavoro che ha di fatto assorbito l’ufficio diocesano che si occupava della cultura e degli stili di vita in montagna, in particolare della salvaguardia del Creato. Va sottolineato il forte valore simbolico della montagna, che non è una meta oggetto di sola fruizione consumistica, ma che offre profondi valori spirituali, sia a titolo individuale (episodi biblici li richiamano con particolare forza, a partire dalle tavole dei comandamenti per arrivare alle beatitudini) che comunitario (con ricchissime tradizioni che evocano il senso del “sacro”). In proposito si ricorda una recente e ancora non risolta “querelle”, rivelatasi assai divisiva, di individuare una cima da ritenersi sacra, sconsigliando qualsiasi fruizione, compresa la semplice salita, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso in occasione delle celebrazioni del centenario della sua istituzione.

In conclusione, non mi sembra che al momento attuale vi siano rischi palesi di ulteriori collocazioni di croci sulle cime montuose, e ciò a prescindere dal significato religioso che si vorrebbe attribuire (basti citare l’esempio delle polemiche sulla rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche). Ogni eventuale richiesta sia poi motivata, valutata con attenzione, non necessariamente accolta a priori senza condizioni. Si dovrebbe rispettare ogni sensibilità senza ostracismi pregiudiziali, tenendo conto della storia, delle condizioni locali, della presenza di altre croci in monti limitrofi, della situazione paesaggistica, della volontà della comunità locale, dell’esistenza di vincoli che sconsigliano nuove installazioni.

Responsabilità, rispetto e dialogo dovrebbero sempre prevalere su forme radicali di esclusione e conseguenti scontri frontali senza che un simile pensiero possa essere interpretato quale espressione di un superato cerchiobottismo.

Cesare Lasen

L’intervento di Cesare Lasen è stato pubblicato come articolo di fondo sull’ultimo Amico del Popolo cartaceo. Per abbonarti clicca qui.

2 commenti

  • “Autorevoli esponenti della montagna”che speculano solo a fini economici e mediatici sulle straordinarie bellezze lasciate dai nostri avi,membri di una società che negli ultimi 50 anni non ha saputo produrre un libro,un quadro,un testo filosofico, un pensiero politico o sociale degno di passare alla storia.. può solo credere di esistere nel distruggere sistematicamente il proprio passato. E nessuno riesce a fermare questa gente,per di più laureata,anzi,la incentiva!

  • Le croci sulle vette devono essere rispettate!Colui che raggiunge la vetta può sostenere una di queste tre posizioni: se sei credente prega! Se non lo sei ammira e rispetta!Se sei stupido distruggi la croce! Buona giornata a tutti .

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