Don Fabio Fiori parroco di Danta di Cadore e San Nicolò di Comelico è stato scelto dai media della Conferenza Episcopale Italiana per la campagna informativa di sensibilizzazione per le offerte deducibili. Lo segnala l’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Belluno-Feltre, con «un po’ di orgoglio perché il lavoro fatto da “uno dei nostri” ha positivamente colpito i curatori della campagna».
E in effetti la nota ufficiale della Cei che annuncia la campagna di quest’anno si sofferma con molti particolari su don Fabio, sulla sua opera e sulle ragioni della scelta proprio di questo sacerdote bellunese come “testimonial”, «don Fabio Fiori che, nei monti del Cadore, è il fulcro di una cooperativa di comunità che aiuta le persone a rimanere nel proprio paese», scrive la Conferenza Episcopale Italiana. “On air” fino a Natale, la campagna di comunicazione per le Offerte «Uniti nel dono», destinate al sostentamento del clero diocesano, sarà declinata su tv, web, social e stampa.
Il comunicato stampa partito da Roma e destinato ai media di tutta l’Italia racconta così di don Fabio e della sua opera.
«A oltre mille metri sul livello del mare, abbracciati dalle Dolomiti, in provincia di Belluno, ci sono due comuni che assieme non raggiungono il migliaio di abitanti. Si chiamano Danta di Cadore e San Nicolò di Comelico e la sola forza dell’unione e della condivisione gli hanno consentito di resistere alle insidie dell’isolamento del periodo Covid, incarnando oggi la vita di una comunità che si rigenera per offrire una possibilità o un motivo in più a chi vuole restare. Lo sa bene don Fabio Fiori, guida delle due realtà parrocchiali, che con il contributo di tanti volontari ha segnato la strada con la creazione di una cooperativa che fornisce aiuto e lavoro, intrecciando così l’impegno col servizio quotidiano verso il prossimo.
«La storia inizia in pieno periodo Covid. Il paese è isolato: mancano i luoghi di ritrovo e, tra l’altro, persino la possibilità di leggere un giornale. Don Fabio, 45 anni, è un parroco che non si arrende. Originario di Calalzo di Cadore, sempre in provincia di Belluno, opera da più di un decennio nelle parrocchie del Comelico. Noto per il suo attivismo sociale e per l’impegno nei confronti dei più giovani il don si è ispirato ad altre esperienze di cooperative di comunità. Dopo aver ricevuto l’ autorizzazione del vescovo, ha avviato un’iniziativa sociale che si è concretizzata nella cooperativa “Alberi di Mango”, istituita nell’ambito della parrocchia, che suggerisce, già nel nome, il senso di prospettiva – i tempi di attesa per la raccolta dei frutti dell’albero di mango variano dai 3 ai 5 anni – di un progetto costruito sulle esigenze delle persone del posto per divenire anche uno strumento a disposizione di chi vuole restare, evitando così lo spopolamento di questi favolosi luoghi nel cuore delle dolomiti bellunesi».
«Spesso si riesce a stare accanto alle persone con gesti semplici» spiega don Fabio a Giovanni Panozzo nel video La cosa più semplice, più difficile, più bella. A un passo dal cielo pubblicato su unitineldono.it «e per me è fondamentale operare in questo senso, perché credo che stare vicino, stare accanto, camminare con, siano cose semplici e allo stesso tempo le più complicate». La cooperativa è la spina dorsale del luogo: c’è un piccolo locale in cui si trova di tutto, ci sono i volontari che preparano e consegnano la pizza a casa. Proprio come si faceva nel periodo più buio dell’emergenza sanitaria, ma stavolta è per proseguire un rapporto di fraternità, non per necessità.
«Questa iniziativa» spiega ancora il comunicato della Cei «è riuscita ad aprirsi un varco nella speranza. In questi due minuscoli comuni non mancano gli abitanti più navigati, come Giandomenico che fa lo scultore ma ci sono anche tanti giovani che provano a restare facendo impresa in un territorio che, senza di loro, rischierebbe di sparire. Lo sa bene Davide, giovanissimo chef del ristorante bar Dolomiti nato nell’ambito della cooperativa, che con altri giovani prova a veder fiorire la speranza». «I giovani devono apprendere una serie di competenze» aggiunge don Fabio «e individuare modalità per far sì che i loro sogni, più veri e più autentici, possano essere realizzati qui. Penso che esista questa possibilità».
«Assieme ai giovani, la cooperativa permettere di allargare le maglie della squadra della solidarietà. L’iniziativa infatti raggiunge molte persone che in chiesa probabilmente non sarebbero mai andate. Come Teo che è un tassello fondamentale del progetto, pur senza essere un credente, ed è parte integrante di questo cammino collettivo verso la riappropriazione e la rivalorizzazione del proprio territorio» dice la nota.
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2 commenti
Giuseppe
Questo è proprio bravo! Un impegno sociale davvero importante, altro che quelli che pontificano da Venezia e non sono capaci di portare un treno elettrico a Cortina.
Rita S.
Ho avuto modo di conoscere, parecchi anni fa, i suoi genitori, e penso che questa intraprendenza, questa attenzione al prossimo, il desiderio di giocarsi, l’abbia ereditata da loro. E la sta mettendo bene in pratica, senza bisogno di suonare tamburi o trombe.