Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato, unitariamente, il loro cordoglio per la morte avvenuta ieri alla Intersocks di Paludi d’Alpago di Zeljko Manarin, 57 anni, lavoratore esperto, residente a Ponte nelle Alpi, punto di riferimento della comunità croata della provincia di Belluno, rimasto schiacciato da un aspiratore meccanico che veniva caricato su un camion.
Così si sono espressi i segretari generali di Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso e Uil Belluno, Denise Casanova, Massimiliano Paglini e Sonia Bridda dopo questo ennesimo incidente: «Morire di lavoro è un fenomeno che non riusciamo ad arginare. Evidentemente la legislazione esistente non è sufficiente ed è addirittura stata peggiorata, per quanto riguarda l’ambito degli appalti. Il lavoro sicuro costa sicuramente di più, ma è un investimento per il futuro che va fatto. Vanno potenziati i corsi di formazione sulla sicurezza, è necessario il rigoroso rispetto e la rigorosa applicazione dei contratti collettivi sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, va da un lato aumentata in maniera massiccia la cultura della sicurezza e dall’altro snelliti alcuni aspetti della stessa, che sono troppo burocratizzati, perché quello della carenza di sicurezza è un elemento oggettivo, che si riscontra quotidianamente in molti luoghi di lavoro».
«Stiamo definendo gli aspetti operativi per avviare il Fondo vittime sul lavoro – hanno detto ancora Casanova, Paglini e Bridda – un Fondo di tutta e per tutta la comunità bellunese, ma non basta rincorrere soluzioni dopo che i fatti sono avvenuti e padri e madri di famiglia non faranno più ritorno a casa, vanno rafforzati gli organici dello Spisal, dell’Ispettorato del lavoro, di tutti gli Enti preposti per aumentare controlli e prevenzione sul territorio anche perché sempre più vi sono fenomeni di sfruttamento proprio dei lavoratori stranieri, così come emerge dalla ricerca dell’Università di Padova e delle Prefetture di Belluno e Treviso presentata pochi giorni orsono».
«Non ci sono più scuse o giustificazioni – hanno concluso Casanova, Paglini e Bridda – chiediamo una risposta corale di tutta la comunità lavorativa, economica e sociale del territorio e per questo valuteremo nei prossimi giorni quali iniziative attuare per far crescere la cultura della sicurezza, per investire in formazione, per contribuire a cambiare questo modello di sviluppo che considera la vita umana come un costo necessario per la produzione».
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