Il Servizio prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spisal) dell’Ulss Dolomiti ha presentato questa mattina a Belluno alcuni dati relativi all’anno che si è appena concluso circa la prevenzione degli infortuni e delle malattie correlate agli ambienti di lavoro.
Nel contesto produttivo della provincia di Belluno, che conta più di 18.000 aziende e quasi 71.000 addetti, nel primo semestre del 2023 si è registrata una diminuzione del 37% degli infortuni denunciati (esclusi quelli in itinere, periodo gennaio-luglio 2022-2023) passando dai 1.688 contati lo scorso anno ai 1.061 di quest’anno. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, se ne sono verificati 2, come nel 2020 e nel 2021, mentre nel 2022 erano stati 3.
Nell’ambito dell’attività di vigilanza sono stati effettuati 235 controlli nel comparto dell’edilizia in 135 cantieri; sono stati controllati 103 addetti del settore agricolo ed è stata svolta un’importante attività di sorveglianza su chi è esposto all’amianto (gli infortuni con indagine delegata dalla Procura sono stati 76).
Fondamentali sono, inoltre, l’attività di assistenza e formazione nei confronti delle aziende. Il nuovo Piano regionale prevenzione 2020-2025 ha previsto, nello specifico, tre comparti su cui intervenire – logistica, legno e metalmeccanica – e su cui costruire un percorso di condivisione, informazione e valutazione, avviato la scorsa estate.
«L’anno 2023 è stato importante per il servizio Spisal», ha sottolineato il suo direttore, Gianfranco Albertin. «Stiamo attenzionando alcuni comparti produttivi che riguardano soprattutto l’edilizia e l’agricoltura perché sono i due comparti che registrano i maggiori infortuni sul lavoro, sia per frequenza, sia per gravità».
Da parte sua il commissario dell’Ulss Dolomiti, Giuseppe Dal Ben, ha fatto presente che «l’attività dello Spisal è fondamentale in materia di prevenzione. Importanti sono l’informazione, la formazione, la condivisione dei possibili rischi a cui si è esposti nell’ambiente di lavoro. Non ultimo il tema della vigilanza, non tanto punitiva, ma che costruisca insieme al lavoratore, al datore di lavoro e alle parti sociali i percorsi migliori per garantire la miglior salute possibile nell’ambiente di lavoro».
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