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martedì 26 Novembre 2024,

Il 5 febbraio Giornata di prevenzione dello spreco alimentare

Nel mondo 783 milioni di persone soffrono la fame, ma il cibo sprecato potrebbe sfamarne quasi il doppio. La fame non è un problema di scarsità di risorse, ma di sistema.

La Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare – che ricorre in Italia il 5 febbraio – è un’occasione per riflettere sul grande paradosso dell’era attuale: nel mondo abbiamo cibo a sufficienza per tutti, eppure 783 milioni di persone soffrono la fame. Un’ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare 1,26 miliardi di persone, ovvero quasi il doppio di quelle che ogni giorno vanno a letto senza cena.

Va anche sottolineato che non si tratta di una realtà relegata solo alle aree più remote del globo, ma riguarda anche l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi 1 persona su 10 è povera e non ha accesso ad un’alimentazione adeguata. Allo stesso tempo, si stima che ogni italiano butti nella spazzatura mezzo chilo di cibo ogni settimana.

«Nella loro essenzialità, questi numeri parlano chiaro: la fame non è un problema di scarsità di risorse, ma di sistema. La buona notizia che ne deriva è che questa non è una piaga ineliminabile, ma può essere sconfitta, agendo sulle sue cause strutturali, tra cui figurano anche le disuguaglianze nella distribuzione di risorse a livello globale», commenta Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame.

La giornata di prevenzione dello spreco alimentare rappresenta un’occasione importante per sensibilizzare sul tema del cibo e dei sistemi alimentari e per riflettere sull’altra faccia della medaglia, ovvero il cibo che manca.

«Creare consapevolezza è un primo passo necessario verso il cambiamento, che deve investire sia le pratiche individuali che le scelte politiche dei governi. Solo ripensando profondamente i sistemi alimentari globali e lavorando per un’equa distribuzione delle risorse potremo garantire ad ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame», conclude Garroni.

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