Un progetto innovativo per un sistema di salute radicato nel territorio. Dopo il via libera dell’Ulss 1 Dolomiti e della Fondazione “Casa del Sole”, la giunta di Ponte nelle Alpi ha approvato ieri l’attivazione dell’infermiere di prossimità: un servizio di assistenza sanitaria vicino ai cittadini e ai loro bisogni di salute.
L’ambulatorio avrà sede a Col di Cugnan e, in sinergia con i medici di base e i servizi sociali, verranno valutati gli interventi e gli utenti di cui prendersi cura. La professionalità è garantita dagli infermieri della Fondazione “Casa del Sole”, che da anni operano nella zona: in casa di riposo, nel centro prelievi e nel diurno.
Per quanto riguarda gli orari di assistenza, potranno essere flessibili, a seconda delle necessità, mentre inizialmente saranno una trentina le utenze da seguire: si va dagli anziani soli ai pazienti con patologie particolari, fino a persone che necessitano di cure dopo la degenza in ospedale.
Risulta calzante la definizione di «infermieri di famiglia», sottolinea il Comune di Ponte nelle Alpi nella nota alla stampa, «se è vero che il servizio viene svolto direttamente nelle case dell’utenza e in sinergia con i medici di riferimento. Assistenza sanitaria, interventi di educazione e informazione – comprese le modalità di accesso ai servizi sociali e forniti dall’Ulss -, ascolto dei bisogni del territorio: sono solo alcuni indirizzi della nuova attività, destinate a prendere il via nelle prossime settimane».
Il progetto è stato sottoscritto fino al 31 dicembre 2024 e potrà poi essere eventualmente ampliato: in via sperimentale, le ore settimanali ammontano a 7. «Ringrazio la dirigenza dell’Ulss per la disponibilità e l’attenzione posta al nuovo e innovativo servizio dell’infermiere di prossimità» ha sottolineato il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini «un ringraziamento particolare, inoltre, va al personale e al consiglio di amministrazione della Fondazione “Casa del Sole” e al settore sociale del Comune, nelle figure di Alessandra De Valerio e Veniero Levis. Ritengo che questo modello di ausilio per la nostra comunità sia esportabile in altre realtà».
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