Lavoro dignitoso, tutelato, sicuro. E stabile, considerando che in provincia di Belluno oltre il 60% dei lavoratori è precario. La Cgil ha lanciato a livello nazionale la campagna referendaria «Per il lavoro ci metto la firma». «Partiremo domani, giovedì 25 aprile, una data che riveste un significato importante parlando i diritti e libertà», ha detto questa mattina in viale Fantuzzi, nella sede della Camera del Lavoro di Belluno, la segretaria provinciale della Cgil Denise Casanova. «Il tema fondamentale per noi è sempre quello del lavoro. Tema di cui bisogna continuare e tornare a discutere. Vent’anni di leggi sbagliate hanno portato a un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Persone che vogliamo tornino a essere protagoniste, mettendo appunto la propria firma».
Quattro i quesiti referendari. Il primo mira a dare a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. L’obiettivo è arrivare a cancellare le norme sui licenziamenti del Jobs Act che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziata/o in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015. «Si è creato una sorta di spartiacque, che vede ancora l’esistenza di lavoratori di “serie A” e di “serie B”», ha aggiunto Casanova. «Il secondo quesito affronta un’altra tematica: innalzare le tutele contro i licenziamenti illegittimi per le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle imprese con meno di quindici dipendenti. Lo scopo è eliminare il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite».
Il terzo quesito si concentra sul problema precarietà. «Nel nostro territorio oltre il 60% dei lavoratori è precario», ha evidenziato Casanova, non nascondendo una certa preoccupazione. «Questa percentuale è influenzata dall’elevata presenza di stagionali, ma è comunque allarmante. Essere precari nel lavoro significa essere precari nella vita. Nel nostro paese esistono 46 tipologie contrattuali diverse, quando le uniche che dovrebbero essere in vigore sono quelle a tempo indeterminato e di apprendistato. Certo, le eccezioni è giusto che ci siano. Il fatto è che le eccezioni sono diventate la regola, influenzando tutti gli aspetti sociali. Ci lamentiamo tanto della denatalità, ma come fa una persona precaria e sottopagata a programmare il proprio futuro? Con il terzo quesito si punta dunque a dire basta alla liberalizzazione dei contratti a termine per limitare l’utilizzo a causali specifiche e temporanee».
L’ultimo quesito, il quarto, riguarda gli appalti. «Vogliamo cancellare la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale della lavoratrice o del lavoratore», hanno affermato dalla Camera del Lavoro, ricordando che in Italia tre persone al giorno muoiono lavorando. Per realizzare il massimo profitto possibile appalti, subappalti, finte cooperative, esternalizzazioni di attività sono diventati normali modelli organizzativi di ogni azienda privata e pubblica. Con tutte le conseguenze negative nel campo della sicurezza.
«Dal 2012 si possono proporre contratti a termine anche senza esplicare il motivo per cui si è scelta questa tipologia contrattuale», ha fatto notare Alberto Chiesura, segretario generale Filcams Cgil Belluno. «E non dimentichiamo che il lavoro, oltre ad essere precario, è anche sottopagato». «Sui luoghi lavorativi, anche in provicia, continuano a verificarsi troppi infortuni», ha fatto eco Maria Rita Gentilin, segretaria generale Spi Cgil Belluno, «e questa è una conseguenza dei troppi appalti e subattalti. Una situazione diventata insostenibile». «Con questa campagna referendaria è importante che la gente torni a parlare di lavoro», ha sottolineato Alessia Cerentin, segretaria generale Flc Cgil Belluno, «si senta protagonista e consapevole dello stato di cose, che deve essere cambiato. C’è grande necessità di partecipazione democratica».
La campagna, come si diceva, partirà domani e continuerà per 90 giorni. Domani si potrà mettere la propria firma durante la festa al Centro ricreativo Prà de la Melia a Gron di Sospirolo, organizzata da Cgil di Belluno, Anpi, Brigata Pisacane dell’Anpi, Emergency, Libera, Scuole in Rete e Coordinamento provinciale Pace & Disarmo Belluno. Banchetti per la raccolta firme saranno poi attivi il 27 aprile a Belluno, il 30 aprile a Feltre, il 4 maggio di nuovo a Belluno, il 6 maggio aPieve di Cadore, l’8 maggio ad Agordo e il 15 maggio a Tai di Cadore, sempre in occasione dei mercati. La raccolta firme sarà attiva anche online, sul sito www.cgil.it/referendum. L’obiettivo da raggiungere sono le 500 mila firme a livello nazionale. «Obiettivo che non ci spaventa, visto che nella precedente campagna refedernria avevamo raggiunto un milione e 300 mila firme per ciascun quesito», ha concluso Casanova.
Martina Reolon
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