Da residui dell’industria alimentare ad alleati per la pelle e i capelli: questo è l’obiettivo di un recente studio sui semi e le bucce delle fragoline di bosco. La ricerca ha coinvolto Unifarco, Rigoni di Asiago, azienda produttrice di marmellate e confetture, Unired (spin-off di Unifarco), l’Università di Padova e l’Università di Venezia. Il progetto – volto ad affrontare la sfida del cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità nell’industria cosmetica – si è concentrato sul riutilizzo dei residui della produzione di marmellate e confetture, in particolare delle fragoline di bosco coltivate in regime biologico da Rigoni di Asiago, per trasformarli in preziose risorse per la produzione di estratti cosmetici efficaci e sostenibili. La fragolina di bosco è infatti ricca di semi contenenti oli preziosi per la cura della pelle ricchi di acidi grassi insaturi come l’acido linoleico e linolenico, noti per le loro proprietà benefiche, tra cui la capacità di ridurre i processi infiammatori e prevenire la disidratazione cutanea.
L’estratto – ottenuto tramite un innovativo metodo implementato dal reparto ricerca e sviluppo di Unifarco che sfrutta l’anidride carbonica per mantenere la massima qualità degli ingredienti primari – è stato testato in laboratorio dimostrando la sua capacità di ridurre l’enzima 5α-reduttasi, implicato in vari disturbi della pelle come l’acne, la seborrea e l’alopecia androgenetica aprendo la strada per diversi possibili utilizzi nel settore cosmetico e farmaceutico.
«La ricerca rappresenta un passo significativo verso un’industria cosmetica più sostenibile trasformando i residui alimentari in risorse preziose per la cura della pelle», commenta Gianni Baratto, Science & Research Vice President Unifarco. «La collaborazione tra Unifarco e Rigoni di Asiago dimostra come l’innovazione e la sostenibilità possano andare di pari passo, contribuendo alla tutela dell’ambiente e al benessere dei consumatori. Con il giusto processo e ponendo attenzione in ogni fase agli aspetti qualitativi, anche un residuo può essere trasformato in una risorsa, uscendo dalla filiera che l’ha generato e rientrando in un’altra con un valore aggiunto».
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