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venerdì 22 Novembre 2024,

Belluno, festeggiato il vescovo emerito Giuseppe Andrich

Solenne celebrazione in cattedrale in occasione del 20° anniversario della sua ordinazione episcopale. Sottolineata l’importanza di non staccarsi dalla roccia che è il Signore.

Un invito caloroso a non staccarsi dalla roccia che è il Signore che sempre ci accompagna per donarci la vera felicità. Questo il cuore dell’omelia del vescovo emerito di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, nella celebrazione tenutasi questa mattina in cattedrale a Belluno per festeggiare i 20 anni della sua ordinazione episcopale.

Davanti a una nutrita folla di fedeli, a molti sacerdoti e anche al vescovo emerito Virgilio Pante, la celebrazione si è aperta con il saluto del vescovo Renato Marangoni che, dopo aver ricordato la trepidazione confidata da monsignor Andrich in occasione della promulgazione del “Libro sinodale” per la responsabilità di essere pastore della Chiesa di Belluno-Feltre e per la sensazione di non poter ripagare quanto da essa ricevuto, ha detto: «Oggi siamo noi qui convenuti e tutta la nostra Chiesa di Belluno-Feltre unita in comunione di preghiera a trepidare nella consapevolezza di aver ricevuto in lei un dono di ministero che ha fatto crescere Cristo in noi. Tutti noi sentiamo di non poter ripagare quanto ricevuto. Una cosa, però, ci preme confidare dal cuore commosso di questa nostra Chiesa: l’affetto e la gratitudine… Ed ecco la nostra Eucaristia!».

Il vescovo Renato ha poi letto anche il messaggio inviato dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia che, anche a nome degli altri vescovi del Triveneto, ha espresso a monsignor Andrich un «sentito ringraziamento per la sua testimonianza lunga ormai quasi sessant’anni in cui ha esercitato, sempre in modo zelante e disinteressato, il ministero sacerdotale», anni spesi per il bene della Chiesa di Belluno-Feltre e del suo territorio. «Vent’anni di episcopato, poi, rappresentano il segno eloquente di un dono, di una fedeltà e di una benedizione per cui esprimere l’unanime ringraziamento al Signore».

«Anche le Chiese del Triveneto – ha continuato monsignor Moraglia – sono grate al vescovo Giuseppe per l’impegno evangelizzatore, l’amore per la divina liturgia e la passione educativa e pastorale dimostrata in questi anni nell’intento – come indica il suo motto episcopale “Christum oportet crescere” – di far crescere Cristo in noi e fra di noi quale unico centro e riferimento autentico della nostra persona e delle nostre comunità ecclesiali».
E infine un augurio: «Il Beato Albino Luciani – suo amato conterraneo ed esemplare figura di sacerdote e vescovo – sostenga e accompagni sempre monsignor Giuseppe Andrich nel prosieguo del suo ministero a servizio della Chiesa e la Beata Vergine Maria lo benedica dal cielo».

All’inizio della sua omelia monsignor Andrich ha rivolto parole di ringraziamento ai due vescovi presenti e al patriarca «per la fraterna comprensione», sottolineando pure di non poter dimenticare il vescovo Vincenzo Savio e il fatto che nel periodo appena precedente alla sua morte ebbe a cuore di mostrarci il trionfo di Cristo raffigurato dal Beato Angelico perché avessimo ad amare Chi ci aspetta.

Dopo aver ribadito l’importanza di lavorare «perché Cristo cresca», come espresso anche dal suo motto episcopale, monsignor Andrich ha ricordato lo striscione preparato dai giovani da lui seguiti in occasione di uno degli incontri bellunesi con Papa Giovanni Paolo II che diceva «Non possiamo staccarci dalla roccia», facendo presente di trovarsi ora in un’età della vita in cui le forze diminuiscono e in cui emerge con maggiore evidenza l’importanza di potersi ancorare a una roccia salda e poter fare affidamento al Suo aiuto lungo il migrare dei giorni.

Dopo aver chiesto di essere ricordato nella preghiera, monsignor Andrich ha espresso l’auspicio che tutti possano riscoprire il valore della liturgia domenicale, cioè del ritrovarsi insieme al Signore a cui va la gloria nei secoli dei secoli.
Un auspicio ripreso anche al termine della celebrazione, dopo aver ricevuto in dono un mazzo di rose, simbolo di tutto il bene che ha donato alla Chiesa di Belluno-Feltre, augurandosi che «possiamo essere una chiesa che fiorisce di domenica in domenica senza fine».

Un pensiero ripreso pure alla conclusione del rinfresco che è seguito alla celebrazione nel cortile dietro il campanile, dopo che un gruppo di ex ragazzi che con lui avevano vissuto le esperienze dei campi-scuola di San Marco di Auronzo gli avevano letto una poesia che ricordava quegli anni e il suo impegno a servizio della crescita umana e spirituale dei giovani, condito anche con l’amore per la montagna.

1 commento

  • Peccato non averlo saputo per tempo! Mi sembrava di aver sentito qualcosa in merito, però ne’ sul foglietto settimanale della parrocchia Duomo-Loreto ne’ su quello della forania di cui faccio parte c’era alcuna nota. Mons. Andrich è stato appassionato insegnante di liturgia nel quadriennale corso di formazione teologica da me frequentato all’inizio degli anni 90. Purtroppo ho avuto la conferma della celebrazione dal postino che mi ha consegnato l’Amico a cosa fatta.

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