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lunedì 16 Settembre 2024,

Troppo caldo nel Bellunese, produzione del latte in calo

Nonostante gli impianti di ventilazione siano ormai presenti in tutte le stalle, gli animali manifestano disagio e producono meno latte con un calo tra il 10 e il 15 per cento.

Il caldo record di questa estate 2024, che nel Bellunese ha visto temperature oltre la media anche ad alta quota, sta causando stress da calore alle vacche da latte. Nonostante gli impianti di ventilazione siano ormai presenti in tutte le stalle, gli animali manifestano disagio e producono meno latte.

«Stiamo registrando un calo del latte dal 10 al 15 per cento – sottolinea Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno -. Il problema è il caldo prolungato, molto umido, che sta andando avanti senza interruzioni da luglio. Fino a quattro o cinque giorni gli animali sopportano i picchi di calore, ma le condizioni di temperature troppo alte e umide che si protraggono nel tempo possono influire sulle loro funzioni fisiologiche. Le previsioni danno caldo anche per la prossima settimana, ma speriamo in qualche pioggia che porti un po’ di refrigerio ai bovini, oltre che agli esseri umani. La nota positiva è che, con minore produzione, il prezzo del latte sta salendo, considerando che alcuni contratti sono stati conclusi a 54-56 centesimi al litro. Di conseguenza i listini dei formaggi dovrebbero risentirne in positivo, sulla spinta anche dell’export che nei primi mesi dell’anno ha registrato un forte aumento. Ci preoccupa, però, la guerra dei dazi tra l’Unione europea e la Cina, che potrebbe vedere colpiti per l’ennesima volta i nostri prodotti agroalimentari».

Per quanto riguarda il fieno, il bel tempo ha portato ad avere foraggi di buona qualità. «La stagione era partita male, con le piogge che avevano compromesso la qualità del primo taglio – spiega Donazzolo -. Adesso il secondo taglio sta subendo un po’ di siccità, ma in linea di massima stiamo recuperando».

Anche il mais sta traendo giovamento dal clima soleggiato, dopo la pessima partenza di maggio che aveva segnato perdite di produzione importanti e costi raddoppiati. «Chi aveva seminato allora ha registrato danni pesanti – dice l’agricoltore Stefano Catani, che coltiva seminativi a Sedico -. Il mais seminato in ritardo sta invece crescendo bene, senza particolare stress, riuscendo a rendere meno negativo il bilancio della stagione».

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