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domenica 29 Settembre 2024,

Museo etnografico Dolomiti e Unifarco spiegati ai soci del Touring

Un’interessante visita guidata alle due realtà di Cesiomaggiore e di Santa Giustina.

Cosa può accomunare un Museo etnografico con una moderna azienda di cosmesi? L’ambiente naturale. Questo almeno il sentire comune dei quaranta soci che hanno accolto martedì la proposta del Console del Touring Club Italiano Eldo Candeago. La giornata prevedeva in mattinata la visita al Museo etnografico Dolomiti e al pomeriggio quella all’Unifarco.

Nel primo caso, è emerso palese quel rapporto con l’ambiente naturale con cui si viveva e conviveva. Accompagnati da Martina De Nart e Ida Bordin – nel costume del gruppo folklorico di Cesiomaggiore animatore del Museo – il racconto riguardante la vita quotidiana della popolazione rurale bellunese dalla fine del secolo XIX ai giorni nostri, s’è dipanato attraverso le numerose sale tematiche, dedicate all’alimentazione tradizionale, al rapporto dell’uomo con gli animali, domestici e selvatici, e con le risorse naturali, allestite nella villa degli Azzoni Avogadro che sorge a Seravella di Cesiomaggiore. Non si trattava certo di una vita facile e agiata, come testimoniano il fenomeno baliatico e l’emigrazione fin oltre Oceano, ma c’era la conoscenza di una natura che forniva gli elementi per ricavarne strumenti da lavoro e per garantire una alimentazione, se pur “povera”.

Oggi, da questo ambiente della Valbelluna, ricchissimo di specie vegetali, sono ancora una volta le piante, le erbe selvatiche e persino la corteccia degli alberi, a fornire ai ricercatori dell’Unifarco, quelle essenze che diventano con un processo industriale le creme, gli integratori e quant’altro nella catena della cura per il corpo. Prodotti che, a detta del presidente Ernesto Riva durante il percorso condotto in azienda, le seimila
farmacie clienti Unifarco propongono all’utenza in confezioni personalizzate, raggiungendo il duplice scopo di fidelizzarsi e fidelizzare. Stando ai risultati e alla domanda del mercato, Unifarco sembra infatti aver trovato la risposta più efficace in qualità e sostenibilità, radicata in un ambiente naturale da cui ricavare sempre nuovi stimoli, sia in produzione che in ambito professionale.

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