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Tante storie sa raccontare il cimitero monumentale di Belluno, a Prade.
Storie di comunità: lo spazio grande per i bambini, quando nell’Ottocento la mortalità era ancora molto elevata, e lo spazio ancor più vasto tenuto libero per le epidemie, che quando capitavano producevano delle stragi. Il campo è ancora lì, verde, vuoto, senza lapidi.
Storie di famiglie, come quella dei Buzzati, nella quale Dino è solo l’ultimo anello di una catena di figure molto importanti, che conduce all’indietro a Venezia e perfino alla nascita del museo Correr.
E ancora: i Da Borso, quel presidente della “Provincia” di Belluno che tentò di fermare la diga del Vajont ma ebbe a dire al consiglio, sconsolato, “Ho capito che c’è uno Stato nello Stato”. Aveva ragione.
Lo storico Marco Perale, già giornalista dell’Amico del Popolo, ci guida alla scoperta della parte antica del cimitero, e vi troviamo per esempio il “cronista” Florio Miari, non un giornalista ma uno scrittore di cronache storiche, oggi le chiameremmo cronologie. Vicino a lui, alcuni veri giornalisti: don Lorenzo Dell’Andrea indimenticato direttore dell’Amico del Popolo, nei pressi dello storico curatore delle pagine dello sport del nostro giornale don Mosè Francescato.
E poi i Cappellari, parenti del papa bellunese Gregorio XVI, e tra gli uomini di chiesa quel Benedetto Da Borso frate francescano che fu commissario di Terra Santa.
Passando per l’architetto feltrino Giuseppe Segusini e per il medico e letterato Pietro Pagello.
Intervista, riprese e montaggio di Luigi Guglielmi.
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