Un edificio scolastico non è fatto solo di muri, ma soprattutto di contenuti, di modelli educativi, di progetti e di idee. Lo sanno bene i componenti dell’Associazione cittadini per il recupero della Scuola Gabelli. E infatti il loro impegno continua, anche se l’edificio scolastico, nel 2022, è stato riaperto dopo l’importante intervento di restauro. Intitolata al pedagogista bellunese Aristide Gabelli (1830-1891) la scuola venne edificata nel 1933-34 con spazi interni ed esterni progettati dagli ingegneri Agostino e Guglielmo Zadra per la migliore applicazione didattica del metodo didattico Montessori-Pizzigoni, importato a Belluno ed applicato da Pierina Boranga. Proprio a quest’ultima sono dedicati i due appuntamenti organizzati dall’associazione in collaborazione con Belluno Ciak e con l’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali. Due conferenze che si terranno nell’aula magna del Seminario Gregoriano di Belluno, alle 17. Tema: la straordinaria esperienza e l’eredità didattico educativa di Pierina Boranga.
Il 22 novembre si ripercorreranno le orme che portarono alla nascita della scuola cittadina e all’esperienza che vi ebbe luogo. L’appuntamento vedrà gli interventi di Fulvio De Bon («Pierina Boranga, la donna del cambiamento per la scuola bellunese»), Marco Rossato («Le scuole Gabelli, l’architettura a servizio della didattica»), Zeni Comiotto e Renza Maroso («Tra laboratori e documentazione: il metodo di Pierina alle scuole Gabelli»). A trarre le conclusioni Sara Serbati, presidente dell’Associazione.
Quello del 6 dicembre sarà invece un incontro dedicato alle innovazioni didattiche che la Boranga portò da Belluno al Comelico. Relatori ancora De Bon («L’influenza di Pierina Boranga da Belluno al Comelico»), Ivano Alfaré Lovo («L’edificio scolastico macchina per istruire e educare») e Jacopo De Pasquale, che presenterà il libro «Ricordi di Scuola» di Andrea Zambelli e Raffaella Zanderigo Rosolo (edito quest’anno dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali.
«Anche oggi, qui, riproporremo la medesima domanda che ci poniamo dalla fondazione della nostra associazione», dicono dal sodalizio, «perché occuparci ancora della Gabelli, perché continuare a parlare dell’esperienza di Pierina Boranga? Sappiamo bene come quasi tutti in città, tessendo le lodi della Scuola Gabelli e del suo edificio recuperato, pensino distrattamente che con il recupero dell’edificio scolastico la pratica sia archiviata. Non noi. In epoca non sospetta, cioè dal nostro primo giorno di vita associativa, abbiamo affermato come fosse risorsa preziosa per la comunità cittadina bellunese tanto quell’edificio quanto l’esperienza didattico educativa che vi ebbe luogo, quell’utopia di Pierina Boranga, realizzata con l’aiuto dei progettisti fratelli Zadra, di mettere al centro della scuola letteralmente i suoi “fanciulli”, i nostri ragazzi, abbandonando l’idea di finalizzare il percorso scolastico solo a un preordinato e interessato futuro economico e sociale. Un’idea quest’ultima ancor più pervasiva al giorno d’oggi nella nostra società e, quindi, nella nostra scuola. Da quell’utopia-realizzata nacque un edificio, la Gabelli, che è scuola-strumento, in cui l’esperienza attiva dell’alunno diviene percorso di conoscenza e, coniugata con passione e disciplina, diviene competenza».
«Un concetto rivoluzionario per la collettività di ieri non meno che per quella dei giorni nostri», continuano i rappresentanti dell’associazione. «Rievocare ancora ciò che fece della Gabelli la “scuola più bella d’Italia” non significa quindi per noi solo tenerne passivamente viva la memoria ma esprime la nostra volontà di contagiare tanto la scuola bellunese quanto i nostri concittadini con la sua straordinaria modernità e, in fondo, significa continuare a coltivare la speranza che quell’esperienza possa rinnovarsi ancora, per i “fanciulli” di oggi e per i ragazzi di domani».
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