Per la seconda annata di fila, la Ssd Dolomiti Bellunesi si accomoda al tavolo delle magnifiche sedici di Coppa Italia. La squadra di Zanini, infatti, supera l’Adriese in una partita lunghissima e vola agli ottavi di finale, dove mercoledì 4 dicembre troverà il Cjarlins Muzane. I dolomitici scappano sul 3-1 con una tripletta di Visinoni, ma l’undici di Vecchiato risale dallo svantaggio e trascina l’intera comitiva ai rigori. Dal dischetto succede l’incredibile: tirano tutti e undici i giocatori, portieri compresi. Ed è decisivo proprio il penalty segnato da Mbaye, protagonista pure di due parate salva-qualificazione.
La cronaca
Con un calendario così fitto il turnover non può che essere massiccio: nell’undici d’avvio, infatti, trovano posto due ragazzi del 2007 (Schenal e Pirrone) e ben quattro del 2006 (Mizane, Pegoraro, Faso e Bernardi). Sul rettangolo verde c’è anche un elemento di esperienza e qualità come Visinoni, che approfitta di una sbavatura del portiere avversario e si procura un penalty che lui stesso realizza: 1-0.
Dall’altra parte, però, c’è l’Adriese, una delle compagini più attrezzate e in forma del momento e per di più, ricca di titolari come Petdji, capace di inventarsi una splendida rovesciata, sugli sviluppi di un corner, e di firmare l’1-1. I ragazzi di Zanini torna avanti poco prima dell’intervallo con Visinoni, che nel primo e unico minuto di recupero lascia partire un destro potente e preciso all’angolino.
Tuttavia, lo show di Visinoni non è ancora finito: in apertura di ripresa, il numero 10 scocca un tiro all’altezza della trequarti e sorprende per la terza volta Cocilovo. È il 3-1. Gli ospiti accorciano le distanze grazie a una bellissima punizione di Moretti, mentre a 3’ dallo scadere, sulla parabola insidiosa di Gasparini dalla bandierina, Mbaye prova a smanacciare, ma la sfera rotola in rete: 3-3. Si va ai rigori e inizia la storia infinita perché tirano tutti, portieri compresi. Ma Mbaye fa meglio del collega, che sbaglia dagli undici metri e scrive con i piedi, oltre che con le mani, l’epilogo più inatteso.
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