ESCLUSIVO – Giorgio Fontanive propone documenti storici poco noti e una serie di valutazioni tecniche esclusive per evidenziare la fragilità della valle del torrente Vanói, dove il Consorzio Brenta di Cittadella (Padova) vorrebbe realizzare una diga e un lago artificiale sul confine regionale. Bellunesi e trentini sono contrari al progetto, anche perché non si possono escludere eventi drammatici che potrebbero interessare più di dieci Comuni a valle del nuovo bacino artificiale, prospettando distruzione a Fonzaso e oltre. Ciò che già avvenne in passato, del resto, proprio a causa dell’instabilità dei versanti che fiancheggiano il torrente Vanói, affluente del Cismón. Tra l’altro, c’è una coincidenza sinistra con il Vajónt: anche qui il lago sarebbe sovrastato da una cima che si chiama Tòc. Proponiamo la carrellata di immagini con le didascalie di Fontanive, l’ampio approfondimento è pubblicato sul numero 47 dell’Amico del Popolo, che porta la data del 28 novembre 2024 ed è in distribuzione in questi giorni a tutti gli abbonati, disponibile anche nelle edicole.
LA FRECCIA indica la presenza del Col del Toc, un monte Toc anche qui dunque, sopra il torrente Vanoi, come sopra il Vajont. Suggestioni. IL CERCHIO identifica l’area tra il confine regionale Trento-Belluno alla confluenza dei torrenti Vanói e Cismón. Abbiamo evidenziato le linee di faglia perché siano più visibili. Dopo 80 anni gli ultimi aggiornamenti non rivelano grandi modifiche della situazione geologica, se non la continuità (puntini in basso a destra) del Sovrascorrimento Alpino Meridionale (Southern Alpine Overthrust), di cui facciamo cenno in queste pagine. Nello scenario generale, alcuni dettagli geo-tettonici possono ripetere una situazione simile a quella di Digonèra, di cui abbiamo scritto qui sull’Amico del Popolo. La mappa è uno stralcio dalla carta geologica nazionale (Foglio Feltre, 1943).
La Val Vanói (o Val Cia) e Canale San Bovo in un’istantanea del famoso fotografo Unterveger di Trento: in evidenza le profonde ferite biancheggianti della Val Rebrut in seguito alle disastrose piene del 1882, a dimostrazione della fragilità del territorio. La freccia indica il livello dello sbarramento provocato dal torrente Rebrut in gran parte eroso e collassato con gravi conseguenze per tutta la vallata e fino a Fonzaso e oltre.
Stralcio dalla mappa a corredo della Guida Alpina compilata da Ottone Brentari del 1887 di Belluno-Feltre-Primiero-Agordo-Zoldo, che presenta l’estensione del Lago Nuovo di Caorìa (qui evidenziata col colore azzurro). A quel tempo il bacino di Canale S.Bovo era raggiungibile solo attraverso impervie mulattiere; la freccia nera indica l’area interessata dal progetto della Diga del Vanói (stampa: Sante Pozzato, Bassano).
Il ponte «Francesco Giuseppe» inaugurato nel luglio 1909 in una cartolina edita in occasione del 60° del Giubileo Imperiale (1849-1909); crollò nel corso dell’alluvione del 4 novembre 1966 inghiottendo Luigi Rattin mentre stava governando una mandria di bovine che si rifiutavano di attraversarlo terrorizzate dal torrente in piena. Esemplare spedito da Canale San Bovo col francobollo austriaco nel 1911. (Raccolta di Giorgio Fontanive)
Frontespizio del libretto in quattro canti in versi pubblicato nel 1830 dall’abate Nicola Negrelli, primierotto, in ricordo delle calamità avvenute negli anni 1823-1826 dal titolo «Il Rebrut o le rovine delle Alpi Canalesi in Tirolo».
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