Si è spento domenica 12 gennaio all’età di 94 anni don Giulio Trettel, sacerdote salesiano originario del Primiero (Passo Cereda). Fin da ragazzino frequentò i salesiani in Veneto, studiando teologia a Monteortone (Padova). Venne ordinato prete l’8 aprile 1963: sono quasi 62 gli anni del suo ministero.
Dopo l’ordinazione, don Trettel si laureò in Lettere classiche, specializzazione che lo portà ad insegnare greco e latino prima a Este e poi a Verona e Trento. Era uno stimato studioso dell’epoca patristica, esperto di Fortunaziano (+369) e di san Cromazio (335-408), entrambi vescovi di Aquileia, come anche di Rufino di Concordia (345-411), ai quali aveva dedicato alcune pregevoli pubblicazioni in prestigiose collane e riviste.
Da salesiano, diresse le comunità in vari centri del Veneto: Este, Monteortone, Belluno e Monfalcone. L’ultima tappa fu nel suo Primiero, all’Istituto salesiano di Mezzano dove è rimasto fino all’autunno del 2023: anche in questi ultimi anni si è reso disponibile per il servizio delle sante Messe nelle parrocchie di Soprapieve e come apprezzato confessore a Fiera. «Sempre attento – ricorda il parroco don Giuseppe Da Prà, cadorino di nascita – a tessere relazioni belle e sincere con i fedeli e con i sacerdoti». Da ultimo, don Trettel era ospite della comunità salesiana di Castel Godego dove è spirato.
I funerali sono stati celebrati mercoledì 15 gennaio nella chiesa di Fiera di Primiero. Don Giulio è stato sepolto nel cimitero di Transacqua.
Il sito della diocesi riporta una significativa memoria a firma di Flavio Battiston, all’epoca insegnante e preside dell’istituto Agosti. Riprendiamo anche qui le sue parole:
Aquileia. Per provare a tratteggiare un ricordo di don Giulio Trettel, sacerdote salesiano mancato alcuni giorni fa all’età di 94 anni ed ex direttore per un lungo periodo dell’Agosti a Belluno, credo si debba partire da questa storica località e dai suoi patroni, Santi Ermagora e Fortunato festeggiati il 12 luglio. Questa cittadina ricca di storia, di tradizione e di fede era un vero punto di riferimento per don Trettel che raramente mancava alla celebrazione estiva, ma che ancor più aveva rappresentato fino agli ultimi tempi materia di studio appassionato e attento in particolare per le figure di San Cromazio e di Fortunaziano, entrambi vescovi di Aquileia. Visitarla in compagnia di don Giulio era compiere un lungo viaggio nella storia e nell’evangelizzazione del Veneto e del Friuli Venezia Giulia di cui conosceva ogni dettaglio e piega, ma che sapeva trasmettere agli ascoltatori in modo semplice e condito dall’arguta ironia.
Negli oltre 60 anni di sacerdozio, era stato ordinato l’8 aprile 1963, lo studio e la ricerca hanno sempre rappresentato una priorità per don Giulio, soprattutto la letteratura latina e greca e la storia erano le sue passioni. Per questo era stato insegnante in diversi istituti del Triveneto e aveva voluto con forza che all’Agosti si aprisse anche una scuola elementare di cui è stato il primo direttore.
Il latino era per lui quasi una madrelingua e negli anni in cui abbiamo collaborato ricevevo sovente suoi biglietti o e-mail scritte in latino e costellate di citazioni di autori classici che mettevano a dura prova le mie scarse conoscenze. La sua passione per la storia era caratterizzata dalla capacità di intrecciare quella locale con quella con la S maiuscola. Anche nell’ultima visita a Mezzano, aveva voluto tornare nella terra natale a concludere il suo servizio pastorale, mi ha regalato un libro di storia relativo alle vallate del Primiero, ma spiegandomi le relazioni con i grandi avvenimenti del secolo scorso.
Don Giulio era un viaggiatore e amava tessere relazioni. Non si contano i timbri di paesi sul suo passaporto per visitare parenti e amici che dalla sua terra d’origine avevano raggiunto località lontane spinti, a volte, dalla necessità di trovare un lavoro. Ugualmente nella quotidianità aveva a cuore le persone che incontrava, si informava sulla loro vita, era attento ai bisogni di ciascuno. La convivialità rappresentava per lui un piacere e la rallegrava con i suoi racconti. Era capace di farsi prossimo per la sua bontà d’animo e generosità.
In queste sue profonde relazioni don Trettel aveva un piccolo vezzo personale. Riteneva che l’onomastico fosse un giorno più importante del compleanno e perciò ricordava sempre la ricorrenza del santo patrono di ciascuno con un biglietto o una telefonata che aveva come incipit l’immancabile citazione in latino o greco.
Certamente era uomo e sacerdote di fede autentica e di grande attenzione ai ragazzi, caratteristiche che l’hanno accompagnato in tutto il suo operato e in ogni casa salesiana in cui è stato presente e di cui spesso aveva la responsabilità.
Flavio Battiston
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