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giovedì 20 Febbraio 2025,

Immigrati ai corsi per Oss, «dobbiamo renderli gratuiti»

Ieri il prefetto ha coordinato un tavolo di lavoro sull'argomento

Ieri, mercoledì 29 gennaio, il Prefetto di Belluno ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni bellunesi attive in campo sociale per parlare delle difficoltà nel reperimento degli operatori socio sanitari, figura professionale istituita con l’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001. Gli Oss sono chiamati ad assistere le fragilità sociali e sanitarie in ambito domiciliare (cioè a casa) che in strutture di ricovero come centri diurni e ospedali. L’operatore socio sanitario oggi è una figura chiave a livello operativo e tecnico, è sempre più richiesto in tutti i contesti ma è, anche, sempre meno reperibile.

Al tavolo tecnico coordinato dal Prefetto di Belluno Antonello Roccoberton sedevano i rappresentanti del Circolo Cultura e Stampa Bellunese e il Ce.I.S. di Belluno (enti accreditati per la formazione degli Oss dalla Regione del Veneto), i rappresentanti del Coordinamento Rete Emigrazione della provincia di Belluno, il presidente del Consorzio Bim Piave Belluno Marco Staunovo Polacco, la rappresentante della Provincia Donatella De Pellegrin, i dirigenti dell’Ulss 1 Dolomiti Paola Paludetti e Adriano Santarossa (che già collabora con il Circolo Cultura e Stampa Bellunese nella formazione degli Oss, fornendo le sedi per la formazione e i docenti delle varie discipline del corso) e i referenti delle associazioni che si occupano di immigrazione sul territorio del bellunese.

L’obiettivo è il raggiungimento di un patto sociale condiviso, voluto per ovviare alle difficoltà collegate alla formazione degli operatori socio sanitari. E prima di tutto si coglie la necessità di rendere gratuita la formazione, a vantaggio di tutti gli aspiranti Oss, come già avviene in altre regioni italiane. Ad oggi, infatti, il percorso formativo è molto costoso e pertanto non facilmente accessibile da parte di chiunque. Nel contempo, sempre meno cittadini italiani scelgono la professione dell’operatore socio sanitario: è necessario dunque, per fare fronte alla sempre maggiore richiesta della comunità, coinvolgere le persone straniere presenti sui nostri territori, investendo su di loro e formandole ad una professione specifica che favorisca anche la loro integrazione nel tessuto sociale Italiano.

Perché ciò avvenga, – è stato sottolineato ieri – è necessario istituire un fondo destinato e creato in sinergia con i vari attori del “patto sociale”, che possa facilitare l’accesso alla formazione e non renderla discriminatoria, aperta soltanto ai pochi che possono permettersela. Secondariamente, si tratta di riuscire a trovare delle soluzioni abitative per i candidati stranieri, sia durante il periodo della formazione che dopo, poiché questo target di studenti presenta molte fragilità in questo senso, essendo appunto spesso senza casa e senza famiglia.

Da ultimo, si vuole riuscire ad ovviare il problema del riconoscimento del titolo di studio straniero in Italia, essendo richiesto il livello B1 di italiano o la terza media conseguita in Italia per poter essere ammessi alla formazione per Oss.

«Si auspica che l’incontro di oggi sia un primo passo concreto al raggiungimento di tutti questi obbiettivi», ha commentato il Circolo Cultura e Stampa Bellunese in una nota, «tenendo presente che la figura dell’Oss è necessaria sempre più alla comunità italiana e bellunese, specie negli ultimi anni, visto che l’aspettativa di vita è in continuo aumento, così come le vulnerabilità sociali e la famiglia moderna, intesa come un sistema di relazioni, economie e servizi, nella sua attuale composizione, è sempre più impossibilitata a fornire l’ assistenza che le persone fragili o invalide necessitano. Riuscire ad agevolare l’accesso ai corsi di formazione Oss non è solamente un’azione a favore di chi ne fruisce, ma dell’intera collettività».

Il tavolo dovrebbe essere riconvocato in Provincia per firmare una delibera che determini la soluzione delle varie criticità fino ad ora riscontrate.

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