Correva, come si dice talvolta in modo solenne, l’anno 1964, un tempo che sembra remoto, relegato a essere dimenticato in qualche quaderno o taccuino gualcito dell’epoca, un tempo comunque molto lontano dalle attuali risorse in dotazione al Soccorso Alpino e al 118, dalle tipologie e dalle prestazioni degli attuali elicotteri, dalle barelle in lega leggera, da dispositivi di protezione individuale performanti ed abbigliamento altamente tecnico, dai droni con termocamere, dagli sms tramite app e software dedicati. Un tempo, però, dove la differenza operativa veniva spesso raggiunta e realizzata dall’intuizione e dalla capacità di fare sintesi dell’uomo. Non solo, dunque, dalle tecniche e dalla tecnologia, ma ancora una volta dall’intuizione e, per certi versi, dall’audacia di perseguire un’idea.
Vediamo come la Stazione del Soccorso Alpino di Belluno, fondata ufficialmente appena un decennio prima, nel 1954, riuscì ad effettuare, con il concorso di un elicottero Aluette I, il recupero di un alpinista infortunatasi gravemente a una gamba. L’intervento fu reso possibile dalla concomitanza di coincidenze piuttosto eccezionali che sfruttarono tuttavia l’intuizione e la determinazione, alla base spesso del conseguimento di un obiettivo complesso. L’incidente di cui fu oggetto Gabriele Franceschini, nota Guida del Feltrino e del Primiero, avvenne domenica 13 settembre 1964, alle ore 10.10 circa, quando, a pochi metri dalla base Gusela del Vescovà nel Gruppo della Schiara, l’alpinista volato per la perdita di un appiglio si era procurato alcune ferite lacero-contuse e la frattura esposta dell’arto inferiore sinistro.
L’allarme, portato direttamente al 7° Alpini da un escursionista sceso lungo la ferrata Zacchi, mise immediatamente in moto una prima squadra di soccorso che raggiunse il ferito alle ore 13.30 circa. con una rapida salita del versante sud della Schiara, mentre una seconda, una volta pervenuto l’allarme a Belluno, saliva nelle primissime ore del pomeriggio la Val Vescovà, con altro materiale alpinistico ed attrezzatura sanitaria in supporto alla prima squadra.
Ma ecco cosa avvenne a dare una favorevole svolta decisamente all’evento. Lo spirito d’iniziativa dell’allora Delegato Mario Brovelli (cofondatore del CNSAS a livello nazionale), informato nel frattempo delle circostanze con una telefonata dal Rifugio 7° Alpini, gli consentì di prendere immediati contatti con l’Aeroporto di Belluno, ricevendo prima la disponibilità e poi l’autorizzazione per far spostare con estrema rapidità un elicottero da Cortina d’Ampezzo a Belluno. Brovelli era, infatti, venuto a conoscenza dalla lettura del quotidiano locale avvenuta solo alcuni giorni prima del fatto che stazionava ancora in provincia un elicottero dedicato alle di riprese di un film.

Brovelli collegò questa circostanza al fatto che, in modo assai rocambolesco, il 10 marzo dello stesso anno fosse stato recuperato con un Bell 47 G2 un alpinista polacco su una cengia delle Tre Cime di Lavaredo, dopo che lo stesso aveva passato, leggermente ferito, tre notti all’addiaccio (le foto si riferiscono a quell’evento). Si chiese allora in cuor suo se anche l’elicottero utilizzato per quelle riprese aeree potesse servire alla causa del soccorso alpino con la stessa efficacia. Si trattava dell’ elicottero Alouette I della Società Hèli-Union di Parigi a disposizione di una troupe televisiva francese che stava girando, proprio in quei giorni nelle Dolomiti il film Von Ryan’s Espress, con attori del calibro di Frank Sinatra, Raffaella Carrà, Sergio Fantoni, Adolfo Cieli e Trevor Howord.
Al piccolo aeroporto di Belluno venne, infatti, imbarcato Piero Rossi, sceso nel frattempo molto rapidamente dal 7° Alpini dove, in qualità di Vice Presidente della Sezione del CAI locale, si trovava per inaugurare il Bivacco Gianangelo Sperti. Rossi ebbe il compito di condurre l’equipaggio verso la zona di intervento, come emerge nella relazione dell’epoca di seguito riportata, in quanto il restante personale del Soccorso Alpino era già impegnato via terra. Va precisato che la latenza dei tempi ed alcuni aspetti operativi, che ora potrebbero sembrare decisamente lunghi e laboriosi, erano ovviamente ascrivibili ai tempi di avvicinamento particolarmente lunghi nel Gruppo della Schiara e al fatto che le comunicazioni fossero esclusivamente legate al telefono fisso. Non esisteva, infatti, neppure una rete radio a copertura di una zona molto complessa morfologicamente.

Ecco, in corsivo, i testi originali di Piero Rossi e di Giuseppe Caldart, Capo Stazione di Belluno, riportati nel rapporto ufficiale del CNSA, secondo originaria definizione.
“Alle 15.40 ca. l’elicottero, portatosi sopra il Rifugio 7° Alpini e constatata l’impossibilità di superare direttamente la cresta principale, esegue un complesso giro per Forcella Oderz, Val de Piero, Ru da Molin, Monte Coro, riuscendo a portarsi sopra il Vajo de la S’chiara, a nord della Gusela, dove presumibilmente stavano scendendo il ferito con i soccorritori. Atterrato sul Vajo, dall’elicottero viene scorta la carovana di soccorso impegnata su un salto strapiombante nel mentre sta calando il ferito su una cengia. L’elicottero riparte immediatamente e, con manovra arditissima, si accosta sulla cengia su cui nel frattempo è stato deposto il ferito. Nell’impossibilità di atterrarvi (le pale quasi sfiorano la parete), l’elicottero Alouette si avvicina all’orlo della cengia, fino a rasentarlo con il pattino”.
L’indiscussa bravura di Blaes Guy, pilota dell’Aleutte I, e l’efficace coordinamento operativo di tutti i volontari impegnati nell’operazione di soccorso, permise di imbarcare in un hovering ante litteram l’infortunato alle ore 16.00 in punto, così come fedelmente riportato dalla medesima relazione, che illustra anche il proseguo dell’operazione e le riflessioni complessive sull’intervento di soccorso.
“Subito dopo, l’elicottero discende la Val Vescovà, sia per ragioni atmosferiche (comincia a piovere), sia per avvertire, con il suo passaggio, la seconda squadra che sta salendo. Pochi minuti dopo il ferito giunge al campo d’aviazione di Belluno dove vengono prontamente prestate le necessarie cure e, per mezzo di un’autoambulanza, trasportato al Codivilla Putti di Cortina d’Ampezzo (nda: centro specializzato per il trattamento di fratture). Il Franceschini appariva assai provato dallo shock e dal dolore, ma ha avuto commoventi parole di gratitudine per i soccorritori.”
Possiamo affermare che questa successiva esperienza, dopo quella delle Tre Cime di Lavaredo, segnò in modo inequivocabile il percorso da intraprendere e sviluppare, come dimostrarono altre situazioni analoghe che avrebbero preso forma nelle stesse Dolomiti e nelle Alpi a partire dagli anni ‘80.
A testimonianza di questa necessità operativa le parole illuminate ed illuminanti dello stesso Piero Rossi che, nel resoconto dell’intervento, ebbe modo di affermare: “senza l’intervento dell’elicottero sarebbero state inevitabili almeno altre 10 ore di trasporto faticoso su impervi sentieri, che avrebbero messo a durissima prova il ferito ed i soccorritori. Ciò dimostra la assoluta necessità di mettere a disposizione della nostra provincia – affidandolo all’Ente più opportuno – un elicottero del tipo e delle prestazioni di quello in questo caso impiegato”.
Che dire? Antesignano, ma non compreso.
Parteciparono alle varie operazioni nella prima squadra: Piero Rossi †, Loris De Moliner †, Otello Da Rold † già Volontari del CNSAS e Umberto Faccio †, Emilio Valt †, Giuseppe Talania †, Corrado Da Rold †, Sergio Da Rold †, Gianni Gianeselli, Ferruccio Noal † e Stellio Bortolini † non ancora ufficialmente Volontari, ma che di lì a poco fecero parte integrante della Stazione di Belluno; nella seconda squadra: Giuseppe Caldart †, Giuseppe Da Damos, Aldo Fornasier †, Giacomo Miari †, Franco Pocchiesa † e Licio Umattino †.
Qualche settimana dopo, la Stazione di Feltre, sempre con lo stesso elicottero e stesso pilota, effettuò un altro intervento di soccorso nel Gruppo delle Vette Feltrine, salvando la vita ad un alpinista gravemente infortunato e che, senza l’ausilio dell’elicottero, sarebbe di certo morto tra le braccia dei soccorritori.
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