Il provvedimento adottato dalla Provincia di Trento, che prevede contributi a fondo perduto per incentivare l’insediamento di nuovi nuclei familiari nei comuni montani più periferici, ha suscitato un ampio dibattito. La misura, rivolta in particolare agli under 45, punta a sostenere l’acquisto e la ristrutturazione di immobili, con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento. Anche nella provincia di Belluno la questione ha diviso l’opinione pubblica tra chi considera l’iniziativa una forma di concorrenza sleale da parte della Provincia autonoma e chi, invece, ritiene opportuno seguirne l’esempio potenziando i sostegni esistenti o introducendone di nuovi.
Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa e membro del direttivo nazionale dell’Associazione dei Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI), accoglie con favore qualsiasi misura di supporto ai territori a rischio spopolamento. «Ogni intervento a favore dei comuni bellunesi è il benvenuto. Grosse attese sono legate all’approvazione della Legge sulla Montagna e alle possibili novità sull’utilizzo delle risorse del Fondo dei Comuni Confinanti o di altre fonti di finanziamento». Tuttavia, secondo Scopel, il problema non riguarda solo gli investimenti immobiliari, ma anche la garanzia di servizi adeguati. «Le nostre comunità non hanno bisogno soltanto di sostegni per investimenti, ma soprattutto di servizi finanziabili con la spesa corrente».
Il sindaco sottolinea che, grazie agli interventi straordinari degli ultimi anni, come i vari bonus per il recupero dei fabbricati, una parte del patrimonio edilizio è già stata ristrutturata. Inoltre, con una popolazione in calo, non è realistico pensare a continui investimenti su edifici e infrastrutture. «Ciò che va invertito con urgenza è il trend legato ai servizi essenziali, come trasporti, assistenza sociale e sanitaria, istruzione, servizi commerciali e di consulenza, nonché l’accessibilità al lavoro».
Secondo Scopel, questi aspetti devono essere pianificati attraverso una programmazione stabile dei bilanci degli enti locali, anziché con interventi occasionali. «Per sopravvivere, oggi abbiamo bisogno anzitutto di autobus, scuole, ambulatori e medici, negozi e uffici, prima ancora che di nuove case».
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1 commento
bruno
sono perfettamente in accordo con quello che è stato evidenziato, ricordo ,visto che ho lavorato per oltre 40 anni in poste italiane, che fino a pochi anni fa gli uffici postali nella nostra provincia erano 140 e tutti aprivano 6 giorni su 7 ,erano oltre al servizio che offrivano ,anche luogo di aggregazione e scambio di opinioni, oggi credo siano 98 e la maggior parte aprono a giorni alterni e interi paesi sono senza ufficio vedi Tiser ,Campolongo ,Dozza solo per fare qualche nome e poi il problema dei medici mi dite quale giovane medico viene a lavorare in provincia con una borsa di specializzazione di 1650 euro a cui devi togliere l’iscrizione all’ENPAM, all’ordine dei medici ,pagare un affitto ,spese per vivere ecc ,se non prevvediamo di offrie a questi ragazzi un alloggio a prezzo calmierato come ha fatto per esempio il comune di Venezia il problema della sanità non la risolveremo mai.