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mercoledì 2 Aprile 2025,

Le carceri in Triveneto, un appello per affrontare la crisi e preservare la funzione rieducativa

I cappellani delle carceri esprimeno preoccupazione per la situazione, segnata dall’allarmante numero di suicidi e dal sovraffollamento

Il 26 marzo 2025, i cappellani delle carceri del Triveneto si sono riuniti presso il Centro Pastorale di Zelarino, in provincia di Venezia, insieme all’arcivescovo di Gorizia, Carlo Maria Redaelli, incaricato per la pastorale penitenziaria del Triveneto. L’incontro è stato l’occasione per esprimere la crescente preoccupazione riguardo alla grave situazione nelle carceri del territorio, segnata dall’allarmante numero di suicidi e dal sovraffollamento che caratterizza tutti gli istituti penitenziari.

I cappellani hanno rinnovato un appello unanime alla comunità ecclesiale, civile e alle istituzioni, invitandole a mettere in campo tutte le strategie possibili per far fronte a questa crisi. Si parla di un intervento urgente che preveda l’utilizzo di risorse umane ed economiche, nonché soluzioni giuridiche alternative, per risolvere in modo adeguato e duraturo le problematiche attuali.

Le proposte avanzate dai cappellani suggeriscono un’azione sinergica che possa avere un effetto positivo sia sulla popolazione carceraria, che vive quotidianamente in situazioni estreme, sia sul personale penitenziario, sempre più oberato da emergenze di vario tipo.

Un aspetto centrale dell’appello riguarda la funzione rieducativa del carcere, come sottolineato dalle parole di Papa Francesco, che ha invitato a «continuare a lavorare per il miglioramento della vita carceraria così che la vita sia sempre degna di essere vissuta». Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha recentemente dichiarato che «c’è bisogno di una risposta al sovraffollamento carcerario e al numero dei suicidi in carcere ed è indispensabile affrontare tutto questo con urgenza».

Le parole del Papa e del Presidente della Repubblica rappresentano un forte richiamo all’impegno comune per garantire che le strutture penitenziarie non solo rispondano alle esigenze di sicurezza, ma preservino anche la loro funzione principale di reintegrazione sociale e rieducativa, fondamentale per la giustizia e il benessere della società.

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