Chiudere le scuole durante le Olimpiadi per non ”intasare” i trasporti? Presidi e insegnanti non ci stanno. La protesta è partita dal Liceo “Renier” di Belluno ed è in corso di condivisione da parte degli altri istituti superiori del capoluogo. C’è anche una lettera, inviata all’attenzione dell’Ufficio scolastico regionale, dell’Ufficio scolastico provinciale e dei sindacati. A non piacere è l’idea di anticipare le lezioni al 1° settembre o a una data che sia compatibile con il recupero dei giorni di eventuale chiusura durante le Olimpiadi.
Dolomitibus ha fatto presente che organizzare i pullman olimpici per spettatori e turisti non è fattibile se contemporaneamente c’è da fare anche il resto del servizio. Da qui, la richiesta di modificare il calendario scolastico, e prevedere la chiusura delle scuole – almeno le superiori – per due settimane, dal 9 al 21 febbraio.
Un gruppo di insegnanti si è mobilitato, lamentando in particolare il mancato coinvolgimento delle scuole nella discussione. Proponiamo qui il testo integrale della lettera di protesta.
In una recente nota divulgata dalla Provincia di Belluno e ripresa poi dagli organi di stampa, è stato comunicato che nel corso di un incontro del cosiddetto “Tavolo olimpico” è stato affrontato anche il tema della “possibile chiusura delle scuole durante i giorni delle gare olimpiche, ipotesi al vaglio della Regione Veneto che sarà eventualmente confermata in sede di ufficializzazione del calendario scolastico 2025-2026. Potrebbe infatti essere data al Bellunese la possibilità di anticipare l’avvio delle scuole, così da consentire al territorio di tenere chiusi gli istituti durante i Giochi, anche per non intasare il sistema di trasporti”.
Sulla stampa è stata avanzata anche l’ipotesi del ricorso alla Dad “come alternativa alla chiusura”. Noi siamo un gruppo di insegnanti che nelle scuole bellunesi lavora e che ritiene che quanto prospettato cerchi di risolvere un problema di mobilità a scapito del servizio scolastico. Rimettere in campo la didattica a distanza di cui studenti e studentesse, genitori e docenti hanno fatto esperienza negli anni della diffusione del Covid con esiti che sono stati ritenuti deleteri, non solo per l’apprendimento dei ragazzi e delle ragazze, ma anche per il loro benessere, suscita forti perplessità e riserve profonde. L’effetto negativo di quella didattica, oltre che dall’esperienza, è stato dimostrato dai dati delle rilevazioni nazionali e internazionali (Invalsi e Ocse-Pisa) raccolti negli anni successivi, perciò riproporla alle classi degli istituti provinciali appare una scelta nociva, anche si trattasse solo di poche settimane.
In secondo luogo, anticipare l’avvio dell’anno scolastico non può essere in nessun modo considerato e fatto passare come una “possibilità” dalle ricadute positive; rimodulare il calendario in relazione ed in subordine rispetto ai giochi olimpici appare una decisione dettata da ragioni che asserviscono l’istruzione alla mera logica del profitto e che poco hanno a che fare con la possibilità per i ragazzi e per le ragazze – così come è stato invece scritto – di «immergersi nell’evento olimpico, di assistere alle gare e di vivere situazioni indimenticabili»: partecipare allo spirito olimpico non può avvenire a detrimento della partecipazione quotidiana alle attività scolastiche. L’ipotesi che la Regione Veneto decida di anticipare l’inizio delle lezioni a settembre, oltre ad incidere sulla programmazione delle vacanze delle famiglie, sembra non tener conto del fatto che anche nel corso del presente anno scolastico, gli ultimi insegnanti supplenti sono stati nominati sino a novembre; anticipare l’inizio dell’anno senza prevedere dei contestuali correttivi alla procedura delle nomine, priverebbe studenti e studentesse di altre opportunità formative che rispondono ad un obbligo.
Ancora. Se, come è stato detto, il problema è quello dei trasporti, e la scuola dovrebbe fermarsi per evitare che il traffico verso Cortina sia appesantito, è necessario fare osservare come questi problemi non possono emergere solo ora. Ciò che non viene detto è che la sospensione delle lezioni libererebbe un buon numero di autisti dei pullman – impegnati nel quotidiano servizio scolastico – che verrebbero riservati al trasporto dei tifosi. Pare di poter dire che a monte è mancata una programmazione efficace e tempestiva: un limite che adesso non può essere fatto scontare alla scuola, agli studenti e alle studentesse bellunesi.
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3 commenti
Ester Cason
sono perfettamente d’accordo ….è una cosa scandalosa come l’istruzione sia posta in fondo a tutto il resto e in tal caso asservita al profitto. La “scuola” è sacra secondo la Costituzione…non possiamo scordarlo, e 15 giorni di scuola sono molti…Bisogna cercare di risolvere il problema diversamente
Giuseppe
Gli istituti formativi potrebbero allearsi con i gestori dei servizi di ospitalità e ristorazione per attività di alternanza scuola-lavoro, mentre l’ufficio scolastico regionale potrebbe provvedere ad assegnare crediti formativi a tutti quegli studenti che occuperanno i giorni delle olimpiadi in attività di supporto ai giochi invernali: steward, cameriere, barista,…
elisabetta d'ambros rosso
La scuola,come sempre, è il fanalino di coda sempre e comunque.Non posso che essere d’accordo con quanto scritto dal gruppo di docenti di cui faccio parte .