Si è tenuto venerdì 11 aprile al Teatro Comunale di Belluno il convegno “Salute oltre la città”, promosso dall’Ulss 1 Dolomiti per approfondire le sfide e le opportunità dell’assistenza sanitaria nelle aree montane. L’evento ha rappresentato la tappa finale di un percorso durato un anno, durante il quale sono stati coinvolti oltre 200 professionisti impegnati in 20 progetti di innovazione sanitaria destinati ai territori montani.
Il convegno si è aperto con un omaggio alla città di Belluno e allo scrittore Dino Buzzati, attraverso la lettura di un passo dedicato allo Schiara. Hanno portato i saluti istituzionali il sindaco, il prefetto, il vice questore (raggiunto nel pomeriggio dal questore) e il presidente regionale del Soccorso Alpino, che hanno evidenziato il valore del lavoro svolto e della collaborazione tra enti e professionisti. A seguire, il commissario Giuseppe Dal Ben ha dato avvio ai lavori.
La prima sessione, intitolata “Gestire la complessità dell’organizzazione sanitaria e garantire la salute in montagna”, ha posto l’accento sulle sfide sistemiche e normative che caratterizzano l’erogazione dei servizi nelle zone montane. Si è discusso dei modelli organizzativi più adatti alle peculiarità orografiche e demografiche del territorio dolomitico, del quadro normativo regionale, in particolare del Piano Socio-Sanitario del Veneto, e dell’influenza dei determinanti sociali della salute nelle comunità locali.
Tra gli interventi, Mario Del Vecchio dell’Università Bocconi ha definito l’Ulss Dolomiti un «front runner» per l’innovazione in ambito sanitario montano. Romina Cazzaro, della Regione Veneto, ha evidenziato le potenzialità della telemedicina e delle reti territoriali, mentre Maurizio Gasparin, direttore della programmazione regionale, ha richiamato l’attenzione sull’eredità positiva che le Olimpiadi potrebbero lasciare alle aree montane.
La seconda parte del convegno, “Soluzioni innovative per la sanità di montagna: dal pensare al fare”, ha presentato esperienze concrete realizzate nel territorio dell’Ulss 1 Dolomiti. Tra queste: piattaforme di telemedicina per consulti specialistici, programmi di prevenzione mirati alle patologie prevalenti, assistenza domiciliare con monitoraggio remoto per pazienti cronici, integrazione dei rifugi alpini nel sistema di emergenza-urgenza, percorsi per la prevenzione del melanoma, riorganizzazione della rete per l’ictus, telemonitoraggio neonatale, servizi nelle case di riposo per limitare i ricoveri ospedalieri, nuovi modelli di farmacia dei servizi e un potenziamento del ruolo dell’infermiere di comunità.
Il convegno ha messo in luce l’importanza di un approccio partecipativo, che coinvolga professionisti, cittadini, volontariato e amministrazioni, per costruire percorsi sanitari adatti alle esigenze del territorio. Questo metodo tiene conto non solo degli aspetti sanitari, ma anche di quelli ambientali, sociali ed economici che incidono sulla salute.
Durante la tavola rotonda “Squadra che vince: istituzioni e volontariato in dialogo”, si è parlato del ruolo attivo delle comunità, della cooperazione tra pubblico e privato sociale, della valorizzazione del volontariato – con attenzione alla formazione – e della co-progettazione dei servizi con il contributo delle associazioni locali.
Un altro tema centrale è stato quello delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, affrontato nella sessione “Verso i 5 cerchi”. L’evento rappresenta una sfida per il sistema sanitario locale, ma anche un’opportunità per sviluppare infrastrutture, competenze e soluzioni innovative, lasciando un’eredità duratura al territorio.
In chiusura, è stato sottolineato come il percorso “Salute oltre la città” abbia segnato un passaggio importante: dal confronto sulle problematiche sanitarie alla realizzazione di interventi concreti. Le esperienze raccolte mostrano che, anche in contesti complessi come quelli montani, è possibile costruire modelli assistenziali efficaci, con il contributo di tutti gli attori coinvolti.
«Questo convegno rappresenta un momento fondamentale per l’Ulss 1 Dolomiti – ha dichiarato Giuseppe Dal Ben, direttore generale –. È la dimostrazione concreta di come l’ascolto delle esigenze del territorio e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti possano portare a soluzioni innovative ed efficaci per garantire il diritto alla salute anche nelle aree più difficili da raggiungere. Le iniziative che presenteremo sono il frutto di un percorso partecipato e riflettono il nostro impegno costante nel migliorare la qualità della vita delle nostre comunità montane».
L’esperienza potrebbe rappresentare un modello replicabile anche in altri contesti rurali o montani, promuovendo una maggiore equità nell’accesso ai servizi sanitari e contribuendo a migliorare la qualità dell’assistenza. Il metodo seguito nel ciclo di convegni – basato su analisi, progettazione, attuazione e valutazione – si presenta come una possibile via per affrontare altre sfide del sistema sanitario con un approccio strutturato e condiviso.
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