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sabato 26 Aprile 2025,

Strada alle Tre Cime, la profezia di Buzzati

Progetti per evitare quanto Dino Buzzati aveva previsto già nel 1952: «Un giorno, quando le Dolomiti saranno tutte un autodromo, la loro poesia andrà a farsi benedire. E la gente preferirà la Svizzera»

«La strada delle Cime di Lavaredo, si afferma, diventerà famosa in tutto il mondo, porterà migliaia e migliaia di turisti. Al paragone, gli altri percorsi dolomitici spariranno addirittura. Verranno dunque forestieri in folla, si apriranno nuovi ristoranti, alberghi, chioschi, garages, eccetera. Molta gente insomma avrà da lavorare che adesso non lavora. È vero. Ma si può citare la storia di quel tale, che, il latte della mucca non bastando alla famiglia, ebbe la bella idea di macellarla. Sì, moglie e figli si ingozzarono di carne. E dopo? Verranno sì lunghissimi cortei di macchine italiane e forestiere, verranno franchi, dollari e sterline. E dopo? Si è sicuri che dopo il conto torni?». E poco dopo: «Quando la strada fosse pronta, chi riuscirebbe a trattenere la frenetica valanga di arnesi a sei, a quattro, a tre e due ruote, ansiosi di far rintronare la maestà solinga delle crode? Con che vandalico entusiasmo l’immondo coro degli scappamenti devasterà i purissimi silenzi».

Si tratta di stralci di un articolo uscito sul Corriere della Sera a firma di Dino Buzzati. È datato 5 agosto 1952. Ci vuole uno sguardo visionario, acume del giornalista, uniti a una vera passione per le proprie montagne per immaginare, non ieri, ma 73 anni fa, quanto oggi è davanti agli occhi di tutti, e cioè l’insostenibilità del flusso turistico che quella strada ha generato, con code infinite al casello, inquinamento acustico e dell’aria; il tutto davanti “all’empireo delle Dolomiti”. Si era usciti da poco dalla guerra nel 1952. Il “turismo di massa” era ben di là da venire. E ci sarebbero voluti altri 60 anni per coniare il termine overtourism. Eppure lo scrittore bellunese aveva già “visto” tutto. Così quando due settimane fa, nella sala consiliare del municipio di Auronzo, gremita all’inverosimile, è stato riletto quell’articolo del Corriere, è calato un assordante silenzio: la forza di quei concetti aveva colpito ancora.

In quell’incontro si discuteva di come vincere una volta per tutte l’assedio automobilistico più intollerabile d’Italia: la strada che porta, appunto, da Misurina al rifugio Auronzo, divenuta il più iconico degli esempi nazionali di infrastruttura che causa congestionamento turistico. Si è detto in quella sede, forse esagerando un po’, che per la prima volta stavano seduti allo stesso tavolo amministratori, tra cui il Comune d’Auronzo che dal pedaggio stradale trae da sempre risorse notevoli di bilancio, operatori turistici, associazioni ambientaliste, organizzatrici dell’evento, escursionisti e residenti. Risultato? Per ora s’è palesato solo un progetto, anzi un’idea di progetto, proposto dal Comune d’Auronzo: un intervento che prevede una prima fase, provvisoria, da attuare dalla prossima estate, in cui introdurre la prenotazione online; e una definitiva con la realizzazione di una cabinovia da Misurina (più integrato servizio bus da tre punti d’accesso, Auronzo, Dobbiaco e Cortina). Gli interrogativi sono molti e l’estate è prossima. Ce la farà il Comune ad avviare e promuovere il sistema di prenotazioni? E poi: impianto a fune o servizio di navette? Dove costruire i mega-parcheggi? Con quali risorse economiche e reali ricadute positive sull’ambiente? Risposte da darsi prima che s’inveri la profezia di Buzzati: «un giorno pagheremo il conto. Un giorno, quando le Dolomiti saranno tutte un autodromo, la loro poesia andrà a farsi benedire. E la gente preferirà la Svizzera». Ecco: prima che ciò accada.

1 commento

  • Bene che “un assordante silenzio sia calato dopo la lettura di quelle profetiche parole di Buzzati”, poteva essere un ottimo momento di riflessione. Ma temo che, passato l’attimo di sbigottimento, tutto sia stato gettato alle spalle perché, si sa, a conti fatti…
    Personalmente, fin dall’inizio, l’ho sempre considerato uno stupro alla montagna, e dopo la costruzione della strada (ero ancora giovane) ho evitato di percorrerla, preferendo salire da Landro o dal lago d’Antorno per evitare il rifugio Auronzo. Ormai guardate che fine ha fatto anche l’immagine delle Tre Cime, usata per pubblicizzare di tutto e di più! Forse sono un’inguaribile romantica, forse l’amore puro è un’utopia.

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