La presenza di Mario Enrico Delpini, arcivescovo di Milano, ha creato un singolare collegamento fra il capoluogo lombardo e Cortina d’Ampezzo, per la festa dei santi Filippo e Giacomo, patroni della parrocchia. Il Pastore ambrosiano ha presieduto la Messa solenne della vigilia, con mons. Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre, il parroco don Ivano Brambilla e altri sacerdoti. Per l’occasione hanno accolto l’invito a tornare in Ampezzo mons. Renato De Vido e mons. Paolo Arnoldo, che furono alla guida della parrocchia; mons. Diego Soravia e don Osvaldo Belli, che vi operarono da cappellani. Con loro anche due preti che reggono parrocchie vicine, don Riccardo Parissenti da San Vito di Cadore e don Andrea Constantini da Livinallongo del Col di Lana. Dobbiaco ha inviato una rappresentanza.
Prima della solenne celebrazione, accompagnata dalla Schola Cantorum, il consiglio pastorale, a nome della comunità cristiana di Cortina, ha ringraziato i preti che hanno dedicato parte della loro vita ad Ampezzo, arrivati a festeggiare i santi patroni. Il ringraziamento si è esteso ai parroci delle comunità vicine, che hanno condiviso la celebrazione. «Grazie al nostro vescovo Renato, per essere qui e perché supporta e sopporta questa parrocchia complicata e fuori dal comune. Anche con il suo sostegno, a sessant’anni dall’entrata nella diocesi di Belluno-Feltre, non dimenticando le antiche e belle tradizioni, siamo avviati sul cammino del rinnovamento, in stile sinodale e accogliente, che il Papa ci ha proposto».
In quanto alla presenza dell’arcivescovo Delpini, il consiglio pastorale ha rilevato: «Don Ivano ha colto il grande evento sportivo delle Olimpiadi 2026, per trovare un momento di comunione tra noi e Milano. Un momento storico. Grazie arcivescovo: siamo onorati per lo spazio che ha trovato per noi». Infine una parola per don Ivano: «Grazie, parroco Brambilla, sappiamo la fatica che fai, il sentiero è ripido, ma ti siamo vicini».
Nella sua omelia, l’arcivescovo Delpini ha utilizzato la metafora delle malattie dello sguardo: «La banalità, che fa guardare le persone e vedere etichette. La malizia, che fa guardare le persone e vedere oggetti del desiderio, sporca la vita e rende meschino il cuore. I paraocchi, che limitano la visuale a ciò che decidono loro: se ti lasciano vedere solo cose cattive, ti fai l’idea che il mondo sia cattivo; se ti limitano alle cose da comperare, credi che il mondo sia un mercato e non vedi più la meraviglia della gratuità. Invochiamo, per noi, la guarigione dello sguardo, se ci riconosciamo in alcune di queste malattie».
Inevitabile un riferimento ai Giochi olimpici invernali 2026: «È un evento che si può vedere soltanto come banalità, opportunità di affari, oppure fastidio. Chissà se i cristiani di Milano e Cortina sapranno guardare con uno sguardo che si lascia interrogare. Chissà se sapranno vedere senza etichette. Chissà se sapremo essere testimonianza e aiutare gli altri a guardare con occhi illuminati dalla luce di Dio».
Nella preghiera dei fedeli un’invocazione è stata rivolta per don Andrea Canal, che ha proclamato il Vangelo, alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale del 4 maggio. La giornata di festa, sottolineata dal gioioso scampanio, si è conclusa con un momento conviviale, nelle sale della canonica, con gli ospiti stretti in un caloroso abbraccio della comunità.
Marco Dibona
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