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venerdì 22 Novembre 2024,

Salvaguardiamo la storia dell’occhiale

Un convegno su plastiche di ieri e di oggi tra digitalizzazione, conservazione e futuro

«Valorizzare, salvaguardare e tramandare questo immenso patrimonio storico e culturale: questo lo scopo del Museo dell’Occhiale, questo l’obbiettivo della giornata di studi proposta qua a Pieve di Cadore»: così il presidente della Fondazione Museo dell’Occhiale, Vittorio Tabacchi, ha dato il via nel pomeriggio di ieri (venerdì 31 maggio) ai lavori della giornata di studi che ha visto studiosi e imprenditori affrontare il tema delle “Bioplastiche storiche, celluloide e nuovi polimeri eco-friendly”, incontro promosso dalla stessa Fondazione in collaborazione con Certottica Group e Fondazione Plart, grazie ad un contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali.

Tanti i temi affrontati nel corso del pomeriggio, aperti dalla direttrice del Museo dell’Occhiale Daniela Zambelli, a partire dalle problematiche della collezione del Museo presentata da Elena Maierotti curatrice del Museo. Tre le linee principali su cui i relatori si sono confrontati: digitalizzazione, conservazione e futuro.

La digitalizzazione

Sul fronte della digitalizzazione del proprio patrimonio è particolarmente attivo il Museo dell’Occhiale, che ha affrontato il tema con Luca Bezzi, archeologo di Arc-Team. «Lo scorso anno siamo stati assegnatari del contributo del Ministero della Cultura per la digitalizzazione del patrimonio museale grazie al quale, in collaborazione con Certottica e Fondazione Plart, daremo il via alla realizzazione di una piattaforma dove poter inserire la collezione museale in digitale: schede di catalogazione, foto e modellazioni che potranno permettere di conoscere e replicare con una stampante 3d i pezzi degradati. In questo modo, custodiremo il patrimonio del Museo e potremo tramandarlo alle future generazioni – ha spiegato la Direttrice, Daniela Zambelli – Occasioni come questa giornata, finanziata in parte dal Ministero della Cultura, sono importantissime per affrontare il tema delle plastiche storiche, come celluloide e nitrato di cellulosa, con studiosi ed esperti da tutta Italia e analizzare con loro problematiche di degrado e le diverse soluzioni affrontate dalle diverse collezioni».

Il lavoro di digitalizzazione, che inizialmente non coprirà l’intera collezione, ha un costo complessivo di 73 mila euro, 65mila dei quali assicurati dal contributo ministeriale all’interno del piano di transizione digitale del PNRR.

La conservazione

Per preservare “materialmente” il patrimonio, invece, è fondamentale lavorare su conservazione e restauro, e proprio per raccontare la loro esperienza in questi settori sono arrivate in Cadore da Napoli Alice Hansen e Pina Di Pasqua della Fondazione Plart: «Ancora oggi le plastiche sono beni culturali non ampiamente studiati e le metodologie di restauro sono ancora in fase di messa a punto, ma si può intervenire in questi ambiti con protocolli di conservazione preventiva, interventi di pulitura, consolidamento e incollaggio, e sono in fase di sperimentazione anche interventi di protezione. – ha evidenziato Hansen, restauratrice – Proprio per questo, mi auguro che questa giornata di studi sia solo il primo di una serie di incontri e che possa dare il via a un dialogo e a un confronto continui tra tutti i vari professionisti del settore in Italia».

Il futuro

Questo quanto messo sul tavolo per salvaguardare le bellezze del passato, ma cosa fare da oggi in poi per evitare che queste problematiche si trascinino nel futuro? La questione è stata affrontata da Marco Calvi, dell’Area Ricerca di Certottica (Longarone): «Le bioplastiche stanno sempre più prendendo piede come materiali utilizzati per la realizzazione sia delle montature che dei diversi componenti come lenti o naselli. – ha spiegato Calvi – Anche direttive e regolamenti europei nel settore dell’occhialeria stanno spingendo verso l’utilizzo di polimeri biocompatibili o di derivazione biologica. I vantaggi offerti dalle bioplastiche, infatti, vanno da una maggior sostenibilità ambientale ad una minor dipendenza dalle fonti fossili, fino all’ipotesi di utilizzo a questi scopi degli scarti agro-industriali ad oggi inutilizzati».

La giornata di studi ha visto anche gli interventi di Elisa Storace (Kartell), di Giovanni Barbieri (Gibaplast Sas), di Ilaria Saccani (Scienziato del Cesart7), di Francesca Izzo (Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) e di Alessandra Carrieri (restauratrice e conservatrice della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro).

Nella giornata di oggi, invece, i partecipanti visiteranno la storica sede dell’ex stabilimento Safilo di Calalzo di Cadore.

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