È stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il protagonista della prima giornata delle 50° Settimane Sociali alla quale ha preso parte anche la delegazione bellunese guidata dal vescovo, Renato Marangoni, con Rosa Braut, Anna Olivier e Gianluca Salmaso.
Nel suo lungo intervento, preceduto da quello del presidente della CEI e vescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, il presidente della Repubblica ha tracciato i contorni di un impegno dei cattolici in politica e per la nazione che affonda le sue radici nell’esperienza del beato Giuseppe Toniolo e in quella dei tanti esponenti illustri del cattolicesimo sociale e politico del secolo scorso.
Un intervento, quello del presidente, imperniato su una domanda: c’è un’anima nella democrazia o è solo un insieme di procedure?
E se tutto il discorso [il testo integrale al link https://www.quirinale.it/elementi/116449 ] merita di essere letto e condiviso, alcuni passaggi hanno già trovato spazio nelle cronache, segno che il messaggio non solo è passato ma ha colpito nel segno.
Sulle minoranze e il rischio di un eccesso di zelo della maggioranza, Mattarella non ha usato mezzi termini: «La democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle “regole del gioco” – ha spiegato – perché le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze».
Il rapporto tra i molti e i pochi, la tutela del senso critico e del dissenso sono temi ricorrenti senza dimenticare, però, il problema della rassegnazione che sfocia troppo spesso nell’astensionismo elettorale: «Si può pensare di contentarsi che una democrazia sia imperfetta? Di contentarsi di una democrazia a “bassa intensità”? Si può pensare di arrendersi, “pragmaticamente”, al crescere di un assenteismo dei cittadini dai temi della “cosa pubblica”?», si è domandato il presidente. «Occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare», ha poi rimarcato, evidenziando uno dei grandi temi al centro anche dell’incontro promosso dalla Chiesa di Belluno e Feltre “Verso nuove forme di partecipazione – in preparazione della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Trieste” [link https://www.chiesabellunofeltre.it/la-piazza-il-convegno-le-buone-pratiche/ ].
Un invito a impegnarsi per la democrazia, nella democrazia quello che il presidente della Repubblica ha rivolto al migliaio di delegati che hanno trovato posto nella grande sala del Generali Convention Center. Impegno come quello di Egidio Tosato, capace di mettere in discussione i principi di Rousseau – paragonando la volontà della maggioranza a quella di un principe – ma anche di Alcide De Gasperi del quale «risalta la visione storica e la sagacia con la scelta di libertà del Patto Atlantico compiuta dalla Repubblica nel 1949 e con il suo coraggioso apostolato europeo».
Italia, Europa, patria e nazione ma anche confini, conflitti da fermare. «I cristiani prendono sul serio la patria, tanto che sono morti per essa, ma sanno anche che c’è sempre una patria in cielo e questo ci rende familiari di tutti e a casa ovunque», ha messo in chiaro il cardinale Zuppi, ricordando come proprio De Gasperi si rivolgesse tanto all’Italia quanto all’Europa chiamandole patria.
«Grazie a chi non si scoraggia» è forse la sintesi più semplice e immediata dell’intervento del metropolita di Bologna, dove il non lasciarsi abbattere riguarda tanto le difficoltà quotidiane dello stare insieme, le piccole e le grandi ingiustizie come quelle che la cronaca recente ci ha raccontato ma anche le estremizzazioni, le opposte faziosità che portano a far nascere conflitti.
«Oggi la democrazia soffre perché le società sono sempre più polarizzate – ha messo in chiaro il cardinal Zuppi – attraversate cioè da tensioni sempre più aspre tra gruppi antagonisti, dominate dalla contrapposizione amico-nemico, dalla pervasiva convinzione che l’individuo è tale quando è al centro, mentre è solo nella relazione che la persona comprende il suo valore».
Relazione e tensione, maggioranze e minoranze, partecipazione e dissenso. Come in un gioco da tavolo, le lettere iniziano a comporre parole e le parole, col tempo, frasi. I lavori delle Settimane Sociali iniziano da qui, con un bagaglio già carico di idee e di riferimenti – come la “democrazia assoluta” di dossettiana memoria, citata dal presidente Mattarella – destinato ad arricchirsi sempre di più.
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1 commento
Rosina Rosetta
Lavoriamo tutti perché le buone relazioni ci aiutino a trovare trame colorate di collaborazioni innovative.
Grazie molte per il Vs lavoro
BELLE cose
Rosetta Rosina