Povertà assoluta. Ovvero: non avere il minimo indispensabile per vivere in modo dignitoso. In Italia, che è uno dei paesi del G7, i poveri assoluti sono 5,7 milioni di persone. Quasi un decimo della popolazione. La cifra, che deriva dalla banca dati dell’Istat, è stata rilanciata da Caritas Italiana in occasione dell’uscita del Rapporto 2024 sulla povertà in Italia (“Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza”). Ciò che per la statistica sono numeri, per la Caritas, per la comunità cristiana, per la comunità civile sono persone. Volti. Potremmo essere anche tu e io. Basta poco. Le persone “a rischio povertà” nel Bel Paese sono ben oltre i 13 milioni. Donne e uomini per le quali è sufficiente un momento di sfortuna – malattia, perdita di lavoro, un problema familiare – per transitare nel gruppo dei poveri assoluti.
Volti, non numeri. Importante perciò osservare gli aspetti qualitativi. Si nota ad esempio che negli ultimi dieci anni la povertà è cresciuta maggiormente al Nord. C’è addirittura un raddoppio. Motivi? Uno certamente il costo della vita. E qui va detto che mentre nel resto della (vituperata) Europa i salari tendono ad adeguarsi ai prezzi, in Italia invece no. Un’altra spiegazione: i cittadini stranieri residenti in Italia si trovano soprattutto al Settentrione, dove si concentrano le attività economiche che hanno bisogno di manodopera. Ebbene, tra i nuovi cittadini la povertà sale al 30 per cento. Il triplo della media nazionale. Preoccupante l’aumento del “lavoro povero”. L’8 per cento degli occupati in Italia è in povertà assoluta. Preoccupante la povertà minorile (e la povertà “ereditaria”). Il 13,8 per cento dei nostri bambini e ragazzi è in povertà assoluta. Preoccupante la situazione delle carceri sovraffollate e quella della carenza di abitazioni adeguate. Preoccupante la constatazione che le famiglie con figli sono le più esposte alla povertà.
Una società schizofrenica, quella italiana, che, mentre si profonde in dichiarazioni altisonanti a tutela della famiglia, dei minori, della dignità del lavoro e della casa, del garantismo (per chi può), assiste poi impassibile, nella sostanza, al furto di futuro, alla soppressione del “diritto di aspirare” a un domani nel quale almeno una parte dei sogni dei nostri figli si possa realizzare.
Crepe nelle pareti della casa comune dalle quali sbucano “fili d’erba”. La rete Caritas in Italia ha contato l’anno scorso 85mila volontari. Persone positive che credono di poter cambiare qualcosa con il loro impegno. E Caritas Italiana ha accompagnato sul territorio nazionale 430 progetti sostenuti grazie ai contributi dell’8 per mille. Azioni, non solo parole, che colmano, almeno in parte, le lacune di cui sopra. Risposte di speranza.
di Paolo Valente, vice direttore di Caritas Italiana
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