«Superata l’ennesima emergenza meteo, superati i ringraziamenti sentiti e sinceri a Veneto Strade e a tutti coloro che non si sono risparmiati per la riapertura delle reti viarie, rimane una domanda, antipatica ed ingombrante come un mucchio di neve sporca a bordo strada», scrive Alessandra Fontana segretaria generale Filt Cgil di Belluno, «è la stessa, da anni: la rete viaria provinciale bellunese rappresenta un problema o una risorsa? Va tutelata o bisogna sbarazzarsene in fretta? E da anni, puntuale, la nostra risposta è la stessa: una risorsa primaria, fondamentale, l’unico baluardo per non costringere la nostra Provincia a morte certa. E ogni emergenza ce lo ricorda, quando leggiamo di Paesi isolati, di sensi unici alternati, di sforzi enormi per garantire il transito e liberare l’asfalto dalle frane. E allora, se è una risorsa, che senso ha ipotizzare di privarsene affidando proprietà e gestione a soggetti che in questi anni non hanno certo garantito quell’interesse che solo un ente territoriale sussidiario, come la Provincia, riesce a tutelare? “Perché mancano soldi” ci viene risposto. “Perché Anas ha le risorse che Veneto Strade non ha», osserva qualche sindaco.
Una resa, secondo la Cgil. «Le risorse mancano, è un dato di fatto. Mancano fin dal 2014, quando con una riforma zoppa si è inziato il taglio del traseferimento dal governo centrale delle risorse alla rete viaria provinciale. Negli anni le strade sono rimaste, i trasferimenti di fatto azzerati».
E allora la battaglia va rivolta per il ripristino delle risorse, «non per la cessione delle proprietà che, in sé, rappresentano un bene prezioso. Se capiamo l’operazione di restituzione delle strade ex statali (e regionali) allo Stato, ci rimane quanto mai dubbia l’opportunità di riclassificare come statali strade provinciali storiche, quali la Sp1, la sinistra piave, arteria preziosa di collegamento provinciale. Ancora più incomprensibile, se possibile, è l’ipotesi di smembrare la gestione della rete viaria, affidando ad Anas la gestione diretta delle strade riclassificate e oggi manutentate da Veneto Strade. Da parte nostra riteniamo che solo una gestione territoriale unica possa garantire da una parte le dovute economie di scala e, dall’altra, quell’efficienza necessaria agli spostamenti. È sotto gli occhi di tutti, già oggi, la differente modalità di manutenzione tra la ss51 d’Alemagna e altre strade di competenza di Veneto Strade (203 Agordina piuttosto che i vari collegamenti dei passi Dolomitici). Ma ancora, tutrti noi vediamo la differenza tra destra e sinistra Piave».
Da anni infatti Anas ha rinunciato ad una gestione diretta della manutenzione, sostiene Fontana. «I (pochi) dipendenti diretti svolgono mansioni di sorveglianti e l’attività viene gestita con il sistema degli appalti. Appalti che non sempre, dal punto di vista lavorativo, applicano il ccnl di riferimento della viabilità e non garantiscono professionalità, sicurezza e qualità del lavoro che solo un’azienda che investe in maestranze interne riesce a garantire. Solo un’azienda con personale proprio, strutturata con mezzi e lavoro sul territorio conosce realmente le criticità e riesce a muoversi tempestivamente in caso di emergenza o con una programmazione seria nelle attività ordinarie».
«Ci rivolgiamo dunque al Presidente Padrin, con cui in questi anni abbiamo collaborato positivamente e abbiamo trovato, finalmente, un intelocutore serio e preparato, di intervenire direttamente chiedendo di dare attuazione al protocollo sottoscritto con Sondrio e Verbania a fine anno. Le Province totalmente montane hanno specificità legate alla peculiarità del territorio e quello che serve non è una resa incondizionata ma piuttosto una chiamata a raccolta del territorio per avere quelle risorse fino ad oggi negate. E assieme alle risorse serve un piano occupazionale straordinario (che oggi in Veneto Strade non abbiamo, soffrendo un problema di sottorganico strutturale), serve reinternalizzare le troppe attività in appalto (sfalcio e sgombero neve), servono mezzi nuovi, serve un piano industriale del territorio per il territorio. Non serve una cessione di sovranità che nei prossimi anni rischia di costarci davvero troppo cara».
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