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martedì 26 Novembre 2024,

Elettrificazione, il Partito Democratico rivendica i propri meriti

Domani sul Venezia-Belluno il viaggio inaugurale di Luca Zaia «che farà festa con i soldi messi da altri».

Il Partito Democratico rivendica, giustamente, i propri meriti di fronte al raggiunto traguardo dell’elettrificazione della linea ferroviaria Venezia-Belluno. Domani mattina, però, sulla corsa inaugurale del nuovo treno la scena sarà tutta di Luca Zaia «che avrebbe potuto invitare l’ex ministro Graziano Delrio, visto il ruolo fondamentale dello Stato nella “Cura del ferro”», punzecchia il deputato bellunese Roger De Menech. E lo spalleggia in modo meno elegante il consigliere comunale di Belluno Roberto De Moliner: «Zaia viene a inaugurare cose su cui non ha messo un soldo. Facile fare festa con i soldi degli altri, lui fa sempre così, come con i soldi per Vaia». In verità «questa è una partita che deve essere condotta in un rapporto di leale correttezza tra Stato e Regione», ha detto De Menech, «lo impone l’architettura stessa delle competenze, i ragionamenti sono stati fatti in armonia col piano regionale».

E pensare che al cittadino interessa ben poco di questi dispettucci reciproci dei politici. Consigliamo allora questa lettura dei fatti, che pare onesta: sì, è vero, il ruolo del governo con il Pd è stato fondamentale nell’ultimo lustro per stabilire la programmazione e trovare i soldi per il rinnovamento della rete ferroviaria bellunese, in armonia con i mutati piani della Regione; e d’altra parte si merita un «bravo» il politico che riesce a “portare a casa” risorse da amministrazioni diverse da quella in cui opera (sennò potremmo giudicare millantatori quelli che recuperano e usano i fondi dell’Europa o, più vicini a noi, i fondi di confine).

Il percorso che ha portato all’elettrificazione è iniziato nel 2016, ha riassunto Monica Lotto segretaria provinciale del Pd. Nessuno ricorda, peraltro, l’iniziale e generalizzato scetticismo delle forze politiche, esponenti del Pd compresi, su questo tipo di infrastruttura: era l’autunno 2015 quando L’Amico del Popolo cominciò una campagna di documentazione per far capire che l’elettrificazione era a portata di mano e che solo l’elettrificazione ci avrebbe di nuovo connessi con la rete regionale delle ferrovie. Domenica prossima, ha detto Lotto, festeggeremo il primo traguardo ma entro un progetto più ampio sulle infrastrutture di trasporto bellunesi che va letto anche nella chiave della sostenibilità. «L’allora ministro Delrio ci ha creduto, adesso vogliamo da qui rilanciare: chiudere l’elettrificazione di tutto quello che già c’è, dunque la Ponte nelle Alpi – Calalzo di Cadore va elettrificata». E poi un nuovo attacco alla Regione, parlando della chiusura della linea (tutta l’estate) per lavori di ammodernamento: «Possibile che non si potesse programmare diversamente? Chiudere proprio all’inizio della stagione turistica, dopo i sacrifici del lockdown? Qui la Regione ha un ruolo centrale, non è possibile, bisogna programmare bene, servire il nostro territorio e aiutare lo sviluppo. Non vogliamo strutture che lo attraversano, ma che lo servano».

«Nel 2016 la linea era vicina a essere un ramo secco», ha detto De Menech. Ma Delrio (che di lavoro farebbe il medico) ha lanciato la cosiddetta “Cura del ferro”, ferro inteso non come medicina ma come rotaie, «in una visione di mobilità integrata. E oggi in provincia di Belluno il primo tema è la ferrovia, grazie al Pd è diventato il tema dominante quando si ragiona di infrastrutture di trasporto. Guardiamo al futuro dunque, ci sono da completare i progetti esistenti, ci sono le stazioni, c’è la viabilità, ci sono i nodi stradali ancora irrisolti di Feltre e di Belluno. In Parlamento ho costruito una risoluzione sui trasporti. Da una parte dobbiamo puntare sulle strutture, dall’altra sul servizio. E dunque io rilancio: tornino i grandi collegamenti diretti con Roma e Milano. Com’era peraltro decenni fa».

Collegato dal Parlamento con la conferenza stampa di stamattina, giovedì 10 giugno, nella sede di Belluno del Pd c’era Graziano Delrio. «Il Pd è il vero protagonista di questo progetto. “Cura del ferro” perché quando sono diventato ministro le ferrovie secondarie erano messe malissimo. E invece l’Italia ha bisogno dell’alta velocità ma anche dei collegamenti locali, che poi sono quelli più utilizzati, quelli dei pendolari. L’elettrificazione è frutto di un grande lavoro, in tre anni Rfi ha ricevuto dallo Stato molti miliardi di euro, mai così tanti. E questo perché le connessioni sono lo strumento più importante nella geopolitica, anche contro lo spopolamento. Se la ferrovia è buona, la gente la usa e la mobilità cambia radicalmente. Sono investimenti per il futuro, capaci di cambiare radicalmente le abitudini della mobilità».

Cinque anni per la Venezia-Belluno; nel 2025 la Belluno-Padova («un paio d’anni», dice invece De Menech); quando la Ponte nelle Alpi – Calalzo di Cadore che è per ora solo un’idea? Nel 2030? A domanda De Menech risponde: «La politica deve essere lungimirante, l’elettrificazione fino a Calalzo va pianificata al di là del problema dei tempi. È vero, siamo in ritardo sul miglioramento della viabilità stradale ma entro il prossimo triennio la situazione sarà totalmente migliorata». E Delrio: «Il paese ha bisogno di pianificazione e di mettere risorse certe e pluriennali. Nel 2014 non c’erano né pianificazione né risorse. Abbiamo cominciato noi, anche mettendo insieme Anas e Ferrovie. I tempi restano un problema, la burocrazia ha tempi morti ma è importante “mettere a terra” programmazione e risorse certe. Com’è stato fatto con la Venezia-Belluno».

Giacomo Possamai, capogruppo Pd in Consiglio regionale, ha pigiato l’acceleratore della polemica: «Il ruolo della Regione è fondamentale, per com’è costruita l’architettura istituzionale sulle ferrovie, e la Regione sul “ferro” non ci ha mai creduto. Pochissimi gli stanziamenti in bilancio. E poi pesa la mancanza di un disegno strategico. Il rischio è che altre regioni si muovano meglio di noi e magari arrivino prima di noi a ottenere i finanziamenti».

Per Alessandro Del Bianco, vice sindaco di Feltre, «il collegamento Feltre-Primolano è di vitale importanza. Oggi la ferrovia è il primo tema, grazie al Pd». Per De Moliner «la ferrovia va usata anche per decongestionare le strade, ci serve la Cadola-Mas anche per il collegamento con l’Agordino, ha un’importanza provinciale». Per De Menech «Le nuove norme di semplificazione aiuteranno sul fronte dei tempi, con l’Agenzia per le infrastrutture delle Olimpiadi i tempi potranno essere velocizzati». Potrà finirci dentro la linea Ponte-Calalzo? «Volendo sì, come opera di contesto». E allora anche la Cadola-Mas? «Potrebbe finire nell’Agenzia, se però verranno prima sbloccate le risorse e bisogna notare che nel Pnrr non ci sono soldi per le strade, se non pochissimi, perché l’Ue non vuole che siano spesi per le strade. Avanti verso Calalzo, avanti con la Feltre-Primolano».

Al netto di qualche congiuntivo creativo che, vabbè, forse ci sta per via dell’entusiasmo, cerchiamo di concentrarci sulla forza e insieme sulla concretezza delle idee espresse: nessuno sembra avere il coraggio di dire che la Feltre-Primolano parte molto in salita, anzi molto in discesa. Le difficoltà sono prima di tutto tecniche, il grosso dislivello da superare prospetterebbe un tracciato molto lungo e molto in galleria, dunque molto costoso. Si vogliono utilizzare i soldi dei fondi di confine per mettere giù un primo studio e pare giusto così. Ma sarebbe da dirlo, che si sta parlando di un sogno molto difficile da realizzare. Ché non distolga da quel che si può fare subito e che già non è semplice fare. Nella “distrazione” rispetto agli obiettivi realizzabili noi bellunesi siamo imbattibili.

Luigi Guglielmi

1 commento

  • I soliti politici che non hanno ancora capito che devono essere a servizio del cittadino e soprattutto che il denaro non è di sinistra, destra o centro ma è dei cittadini! Beghe da persone superficiali!

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