Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha partecipato oggi, sulla piana del Consiglio, alla ventinovesima edizione del «Cansiglio Day» che, per decisione formale della Regione, dal 2018 è anche la «Giornata dei Veneti nel Mondo».
Zaia ha ringraziato tutti gli organizzatori per la loro «formidabile capacità di aggregazione» facendo presente che «oggi è il giorno della festa, dell’orgoglio, della gratitudine, nel quale riabbracciamo gli emigrati veneti di oramai svariate generazioni e rinnoviamo loro il grazie di tutto il Veneto per essere stati ed essere tutt’oggi uno dei migliori nostri biglietti da visita. Oggi è anche un momento di riflessione perché siamo di fronte ad una nuova emigrazione di giovani che scelgono di andare all’estero per fare esperienze di alto livello professionale. C’è chi parte per scelta e chi per necessità: a questi ultimi dobbiamo riservare le attenzioni necessarie».
La grande emigrazione ebbe inizio nel 1876 e vide intere famiglie lasciare il Veneto, portando allo spopolamento di paesi e contrade. Contadini e braccianti si imbarcarono verso i Parsi dell’America Latina per scappare dalla povertà e dagli effetti della grande crisi agraria, incentivati dai governi dei paesi di destinazione. In Brasile, con l’abolizione della schiavitù (1889), i grandi proprietari terrieri delle piantagioni di caffè dello stato di San Paolo cercavano nuova manodopera all’estero: la maggior parte degli emigranti divennero contadini nelle fazendas (fattorie) e nelle piantagioni di caffè. In città come San Paolo in Brasile o Buenos Aires c’è ancora oggi una forte impronta italo/veneta.
L’esodo interessò in particolare il Nord Italia dove 3 regioni fornirono da sole il 47% dell’intero continente migratorio: Veneto (17,9%), Friuli Venezia Giulia (16,1%), Piemonte (13,5%). Con 3.190.000 emigrati tra il 1866 e il 1990 il Veneto detiene il primato tra le regioni per flussi migratori.
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