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mercoledì 27 Novembre 2024,

L’umiltà chiodo fisso della vita di Papa Luciani

L’omelia del cardinal Stella a Canale d’Agordo durante la celebrazione nella prima memoria liturgica del beato Giovanni Paolo I (foto Carlo Lorenzi).

Nel pomeriggio del 26 agosto di ogni anno, come da tradizione ormai decennale, la piazza di Canale d’Agordo si riempie di persone per l’anniversario dell’elezione di don Albino al Soglio di Pietro. Quest’anno – 45° anniversario – c’è però un cambiamento sostanziale: non si tratta più di una commemorazione, ma è la prima memoria liturgica del beato Giovanni Paolo I.

Per l’occasione, il vescovo Renato ha invitato a presiedere la celebrazione il cardinale Beniamino Stella, che della causa di canonizzazione è stato postulatore fino alla beatificazione e come tale lo ha accolto e ringraziato nel saluto iniziale. Nella sua omelia il Porporato ha preso spunto proprio dalle parole con cui il Vescovo lo aveva invitato: «lo stile di Albino Luciani ogni giorno sembra sollecitarci alla chiamata all’umiltà, riconoscendo – oltre le forme eclatanti della vita ecclesiale – l’essenziale della fede, della speranza e della carità».

L’umiltà è stata la virtù specifica di Papa Luciani, «il filo conduttore della sua esistenza», «il “chiodo fisso” a cui – come provetto scalatore delle Dolomiti – aveva ancorato la sua esistenza di credente». Amò definirsi «polvere su cui il Signore ha scritto»; riprese la stessa metafora a ogni passo della sua “carriera”, fin sulla Cattedra di Pietro, quando all’umiltà dedicò la prima Udienza generale: «Sono soltanto polvere e cenere davanti a te, o Signore! Giusto, piccoli dobbiamo sentirci davanti a Dio».

Il Cardinale ha fatto notare come questa sua virtù parli anche al mondo d’oggi, smascherando l’ossessione per la visibilità di tante persone, divenute schiave dei numeri di “followers” e di “like”. O chi magari, pur di avere audience, approfitta del microfono o della tastiera per “spararla grossa”, offendendo, umiliando, mentendo. «Impariamo dal Beato a usare un linguaggio umile, ricco di bella umanità!».

Il magistero di Giovanni Paolo I, dopo «l’antifona di ingresso» sull’umiltà, si concentrò sulle tre virtù teologali. Il Porporato ha evidenziato soprattutto la fede, ricordando il passaggio in cui Luciani osservò «che la Chiesa è come una madre, che si ama e che si venera nel cuore, anche quando è vecchia e soprattutto malata: “Nella Chiesa ci sono qualche volta, dei difetti e delle mancanze, ma non deve mai venire meno il nostro affetto verso la Chiesa”».

E poiché il vescovo Renato aveva sottolineato «la consapevolezza della “grazia” della beatificazione… per la Chiesa di Belluno-Feltre», da questa il cardinal Stella ha derivato «due impegni per questo incanto di paese che gli ha dato i natali, per questa cara diocesi che ne custodisce la memoria»: la gratitudine e l’imitazione. Con una preghiera finale, riecheggiante i testi lucianei: «Signore, prendi me e fa’ della mia povera vita un segno, umile e sorridente, di santità cristiana, per la famiglia, per la società e per la Chiesa, là dove Tu, Signore, mi hai posto a nascere e a crescere».
D.F.

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