Il racconto giornalistico del disastro del Vajont impegnò le firme più autorevoli di 60 anni fa. Due di queste erano bellunesi: Tina Merlin, che sull’Unità aveva combattuto per far emergere le problematiche connesse con la realizzazione della diga, e Dino Buzzati, che scrisse un pezzo bellissimo per raccontare la tragedia ma portandosi dietro, poi, l’accusa di non aver compreso la responsabilità dell’uomo in quel che accadde.
Sabato 14 ottobre Buzzati e Merlin saranno messi a confronto, un accostamento diretto per provare a capire le angolature diverse di chi provò a raccontare, leggendo oggi la storia, l’economia, la politica di allora. «Raccontare la tragedia del Vajont. Da Tina Merlin a Dino Buzzati, tra inchieste, polemiche e memoria» è il titolo di una tavola rotonda che sarà ospitata nel Palazzo delle Contesse a Mel, comune di Borgo Valbelluna, dalle 9.30 alle 12.30. Si confronteranno relatori ed esperti di prim’ordine, l’incontro è aperto a tutta la cittadinanza ed è organizzato dall’Associazione Culturale Villa Buzzati San Pellegrino – Il Granaio, con l’Associazione internazionale Dino Buzzati, il Comune di Borgo Valbelluna, il Comune di Longarone, la Fondazione Vajont e l’Associazione Vajont il futuro della Memoria. Patrocinio della Provincia di Belluno, sostegno di Generali Belluno Alpago, ideazione e organizzazione di Antonella Giacomini.
«Non vogliamo suscitare polemiche» ha spiegato ai giornalisti Valentina Morassutti presidente dell’Associazione Villa Buzzati e pronipote di Dino «ma operare un accostamento che finora è stato un po’ scomodo e anche per questo tralasciato. Lo si fa per capire, cercando di contestualizzare, di rileggere e analizzare oggi, grazie a personaggi di altissimo livello».
Simone Deola, nell’incontro di martedì 3 ottobre con i giornalisti, ha rappresentato la Provincia di Belluno e il Comune di Borgo Valbelluna che ospiterà il confronto. «L’iniziativa è multiforme e attualissima, non soltanto perché ricorre il 60° anniversario di quel 9 ottobre 1963, ma anche perché proprio in questi giorni si parla del progetto di una diga nel Vanoi, sul confine fra Trentino e Belluno, che presenta rischi molto elevati».
«Si è scritto molto del titolo di quell’articolo di Buzzati sul Corriere della Sera, Natura crudele» ha detto Marco Perale presidente dell’Associazione internazionale Dino Buzzati «ma il titolo, come sanno bene i giornalisti, non era di Buzzati bensì del titolista. Il tema è far capire che la sensibilità ambientale in Buzzati è del tutto precoce, compare già con Barnabo delle montagne del 1933, poi il “vento Matteo” del Segreto del Bosco Vecchio del 1935 ci fa riflettere sugli interessi e sugli errori umani e insegna che la natura va avvicinata in punta di piedi. Buzzati scrisse contro la realizzazione della strada delle Tre Cime, contro la funivia della Marmolada, contro l’abbattimento di villa Agosti in centro a Belluno sul lato occidentale di piazza dei Martiri. Scrisse di questi temi molti anni prima della nascita di una sensibilità diffusa. Nel 1959 firmò a puntate su “Oggi” e poi l’anno successivo in forma di libro Il grande ritratto, primo romanzo di fantascienza, che è il racconto trasposto della costruzione della diga. Buzzati non va giudicato sul singolo articolo».
Aggiungeremo che il famoso articolo di Buzzati sul disastro del Vajont vuole portare tutta la concentrazione del lettore sul fatto che la diga, la diga in sé, era stata costruita benissimo, un capolavoro dell’ingegneria. «Tutto era stato calcolato alla perfezione» scrisse Buzzati parlando della montagna ma solo di quella ai lati dell’altissimo muro, «traforata come un colabrodo» e imbottita di cemento «perché non potesse poi in nessun caso fare dei brutti scherzi». La diga in effetti è rimasta in piedi, intatta, un «progetto giusto» ha detto l’altro giorno un geologo in un convegno a Longarone, «nel posto sbagliato». Ed è questo, da sempre, il tragico paradosso del Vajont: perché i problemi sorsero in effetti dietro la diga e furono poi i trbunali ad accertare che si sapeva e che non si disse e che si ordinò di procedere, per meschino e colpevole interesse di pochi uomini a danno di moltissimi. «Sconfitta in aperta battaglia, la natura si è vendicata attaccando il vincitore alle spalle», alle spalle di quella diga che, «non per colpa sua», è costata tutti quei morti.
A leggerlo bene, pesa e significa quel che Buzzati non volle scrivere, nell’articolo sul disastro. Lo fa capire: fu tracotanza, quella sfida alla natura. Ma tracotanza per un buon fine o per interessi di parte? E tracotanza di chi? «Il prestigio dell’ingegnere, del progettista, del costruttore, del tecnico, dell’operaio, giù fino all’ultimo manovale» è intatto, scrisse. Tracotanza di chi, allora? Non fece alcun accenno ai geologi, per esempio: poteva Buzzati non sapere del ruolo del feltrino Giorgio Dal Piaz? Non accennò ai committenti finanziari, ai necessari appoggi della politica: possiamo pensare che Buzzati non conoscesse quel che scriveva la conterranea Tina Merlin? «Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi» scrisse Buzzati e il suo stile non si abbandonò all’imprecazione che rimase implicita. Chi volle realizzare quel “bicchiere”? Non si può «dare della bestia a chi l’ha costruito. Il bicchiere era fatto a regola d’arte».
Dopo i saluti di Stefano Cesa sindaco di Borgo Valbelluna, di Roberto Padrin presidente della Provincia di Belluno e di Renato Migotti presidente dell’associazione Vajont Il futuro della memoria, si confronteranno Laura Nota docente ordinaria di Psicologia dell’inclusione dell’Università di Padova («Homo oeconomicus versus homo sapiens et solidalis»), Adriana Lotto ricercatrice e biografa di Tina Merlin («Tina Merlin: la voce del territorio»), Patrizia Dalla Rosa responsabile della ricerca del Centro Studi Buzzati dell’Associazione internazionale («Buzzati e il “famigerato Vajont”»), Lorenzo Viganò curatore dell’opera di Buzzati per Mondadori («”Stavolta per me è una feccenda personale”: lo sguardo di Dino Buzzati sul Vajont»), Monica Andolfatto segretaria del sindacato dei giornalisti del Veneto («Dove sono le croniste e i cronisti oggi? Il giornalismo d’inchiesta al tempo dell’informazione artificiale»). Condurrà la tavola rotonda Monica Frapporti.
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