«D’anima e di pietra», una raccolta di poesie che nasce nel contesto del progetto multidisciplinare «Io sono armena» di Gayane Sahakyan, armena residente a Treviso, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di quanto vissuto in passato e purtroppo ancor oggi dal popolo armeno.
«In primavera Gayane mi ha affidato la sua breve biografia chiedendomi, se me la fossi sentita, di scrivere delle poesie ad essa ispirate» racconta la poetessa feltrina Erika De Bortoli. Dopo aver letto poeti e letterati armeni, visionato video e fotografie, ascoltato musica armena ed essersi ripetutamente confrontata con Gayane Sahakyan, De Bortoli ha composto la silloge «D’anima e di pietra», con un titolo che rimanda alle innumerevoli pietre dal grande significato spirituale che costellano l’intero paese e le pendici del monte Ararat, oggi turco, ma da tempo immemore luogo sacro agli Armeni. «Il popolo e la cultura armena sono altamente spirituali. M’è parso un titolo che li rispecchi nella loro più profonda essenza» spiega l’artista.
Le poesie saranno presentate a Treviso sabato 21 ottobre nella sede dell’associazione Art&Care di Dosson, nel corso di un evento a numero chiuso (per questioni di sicurezza dello spazio messo a disposizione). Alcune poesie resteranno però esposte fino al 30 novembre assieme alle numerose opere pittoriche realizzate da Francesco De Florio, alcune delle quali illustrano anche la raccolta poetica.
Mentre in Armenia imperversava la seconda guerra del Nagorno Karabakh (27 settembre- 9 novembre 2020) Gayane si trovava in Italia. Da qui tentava, per quanto possibile di raccogliere fondi e beni di prima necessità per aiutare il suo paese. In quel periodo il pittore Francesco De Florio le suggerì di mettere per iscritto le sue emozioni: dolore, nostalgia, preoccupazione, speranza. Gayane è nata in Armenia ma cresciuta in Mongolia, ha studiato in Cina e infine ha sposato un italiano. Dallo scambio con De Florio ha preso forma l’idea di un evento dedicato all’Armenia per farne conoscere la storia e la cultura. Storia travagliata, che prosegue oggigiorno con migliaia di armeni costretti al lasciare l’amato Nagorno Karabakh, a ridosso della rigida stagione invernale.
La raccolta di Erika De Bortoli è divisa in quattro sezioni: Nostalgia, Preghiera, Armena, Armeni. «I temi trattati sono quelli dell’esilio e della diaspora, lo spaesamento e la ricerca/ricostruzione di una nuova identità, la memoria di una cultura millenaria ripetutamente offesa e il suo universo simbolico, il senso d’appartenenza a una comunità frammentata, ma salda attorno ai propri valori. Il tutto filtrato da una sensibilità e uno sguardo al femminile» aggiunge l’autrice. «L’idea progettuale e dell’evento è stata di Gayane e Francesco che mi hanno poi coinvolta assieme a un artista d’eccezione, il flautista e pluristrumentista Giuseppe Dal Bianco che in occasione dell’evento suonerà il duduk, strumento musicale armeno».
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